STORIA DEI VENETI /9 - La Repubblica dall'indipendenza alla svolta oligarchica
Prima di arrivare all'unificazione della nazione veneta nello Stato da Tera dobbiamo completare, nel nostro percorso, il periodo riguardante la sola Venezia che intercorse fra l'indipendenza piena e la necessità di estendere il dominio all'entroterra. In questo paragrafo vedremo rapidamente il periodo tra il 1053 e il 1300, nel prossimo vedremo l'intero Trecento in vista della riunificazione della Storia veneta di inizio Quattrocento.
Avevamo lasciato la vicenda della Repubblica Serenissima alle soglie del XV secolo, dopo il percorso di emancipazione dall’Impero Romano d’Oriente verso la piena indipendenza, prima de facto e poi de iure, e ne avevamo descritto il progressivo consolidamento come potenza mercantile e politica. Ne ripercorriamo ora, in un rapido riassunto, le tappe fondamentali per riprendere il filo del discorso nel momento in cui la Storia dei Veneti si appresta a tornare unitaria, dopo quella che abbiamo definito “biforcazione della Storia veneta nel Medioevo” tra entroterra imperiale e litorale repubblicano. A queste tappe fondamentali dedicheremo un paragrafo a se stante, per l’importanza che ebbero nella Storia della Repubblica Serenissima prima dell’unificazione della nazione veneta del XV secolo, mentre questo paragrafo sarà didascalico e riporterà i fatti, compresi quelli della nascita dello Stato da Tera, limitandosi ai dati essenziali.
La piena indipendenza raggiunta in seguito allo Scisma d’Oriente del 1054, dove Venezia decise di restare cattolica mentre l’Impero Bizantino si proclamava ortodosso, fu riconosciuta infine anche da Costantinopoli con la Crisobolla del 1082, concessa da Alessio I Comneno al doge Domenico Selvo, e infine con il riconoscimento nel 1085 del diritto di battere moneta autonomamente (sulle monete chiamate dapprima “Dogadi Matapan”e poi semplicemente“Dogadi” fu apposta la scritta “S. Marcus Venecia”) al nuovo doge Vitale Falier, al quale fu riconosciuto il titolo di “Protosebasto” (Primo Augusto) che, nella mentalità teocratica bizantina, stava a significare che il doge veneziano non aveva superiori sul piano politico e amministrativo, e solo l’Imperatore Bizantino sul piano dell’autorità di diritto divino.
Ben presto tuttavia, a dispetto di questa nuova situazione, iniziarono screzi e conflitti aperti tra la Repubblica e l’Impero Romano d’Oriente che cominciò a vedere di cattivo occhio la poderosa crescita commerciale e politica del nuovo soggetto emancipato. Fu così che i 30 anni successivi alla Prima Crociata, culminata con la conquista di Gerusalemme del 15 luglio 1099 e dove i veneziani ebbero un ruolo importantissimo sul piano logistico con la flotta, furono costellati di scontri e di tentativi di favorire Pisa e Genova ai danni di Venezia; questo trentennio si chiuse nel 1026 con il sostanziale successo veneziano, riconosciuto con una nuova Crisobolla dalla corte di Costantinopoli.
Il resto del XII secolo fu di consolidamento per le istituzioni della Repubblica, verso forme di limitazione del potere dogale e prassi simili ai Comuni dell’entroterra dello stesso periodo, nonché di sviluppo di una politica di attenzione alle vicende politiche italiane a scopo difensivo e precauzionale, mentre gli interessi commerciali erano tutti rivolti al mare: “Venezia coltiva il mare e pesca in terra” è il modo di dire che prese corpo in questo periodo e che caratterizzò la vicenda di Venezia almeno fino al XVI secolo. L’episodio storico più emblematico è il ruolo tenuto nella crisi tra i Comuni e l’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa nella seconda parte del XII secolo: Venezia finanziò le leghe comunali, diede asilo al papa, ma seppe mantenersi terza e svolse il ruolo di mediatrice tra SRI e Papato, ottenendo grande prestigio internazionale.
Dopo aver consolidato i domìni in Dalmazia, Venezia fornì la flotta alla Quarta Crociata. Come è noto, i soldi dei crociati finirono e i veneziani pretesero il pagamento, con l’effetto che gli eserciti scesero a Costantinopoli e la saccheggiarono, devastandola e facendo cadere temporaneamente l’Impero Romano d’Oriente (fino al 1261 quando si reinsediò, senza mai tornare allo splendore precedente). Dal sacco di Costantinopoli vennero a Venezia grandi ricchezze, si crearono i presupposti per la nascita organizzata dello “Stato da Mar” - seconda componente della Repubblica Veneta, dopo i territori del “Dogado”, che prese forma proprio nella prima metà del XIII secolo – e un quantitativo enorme di preziosissime reliquie, attorno alle quali sorgeranno grandi chiese e meravigliose opere d’arte in tutto l’Occidente cristiano, opere e chiese che costituiscono tuttora il patrimonio dei centri storici delle nostre città.
La seconda parte del XIII secolo vide la ricostituzione dell’Impero Bizantino, assai ridimensionato e minacciato dai saraceni musulmani, e la Repubblica ormai consolidata a Venezia, in Istria e Dalmazia, a Creta e nei possedimenti del nuovo Stato da Mar, sempre più a suo agio nel ruolo di mediatrice diplomatica e di potenza commerciale; di questi anni è il viaggio di Marco Polo e dei suoi parenti verso la Cina, in cerca di nuove frontiere del commercio e di un’alleanza in funzione anti saracena che non ebbe esiti concreti. Vi furono anche momenti turbolenti negli anni Settanta, come la Battaglia di Polesella per il controllo del fiume Po e una violenta rivolta a Creta, eventi che spinsero in direzione di un maggiore efficientamento del potere e di una stretta in chiave oligarchica che sarà la premessa delle trasformazioni importantissime del XIV secolo, il Trecento, che vedremo nel prossimo paragrafo.
(nell'immagine, "La Presa di Costantinopoli del 1204" di Palma il Giovane)