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Venetorum Angulus 26-10-2022

STORIA DEI VENETI /7 - Medioevo: Comuni e Signorie nel Sacro Romano Impero

Mentre sul litorale nasceva il Dogado e poi prosperava la Repubblica Serenissima, il resto della nazione veneta seguiva le vicende italiche ed europee, sebbene in modo molto specifico e identificabile. Tanto che alla fine - secolo XV - tutti i Territori Veneti confluirono nella Repubblica Serenissima, dando vita allo "Stato da Tera".

 

 

In questo capitolo si esplora il periodo che va dal Feudalesimo nobiliare ai liberi Comuni (secoli IX - XII), nel prossimo verrà fatta luce sul periodo che va dalla nascita delle Signorie cittadine all'unificazione veneta nello "Stato da Tera" della Repubblica Serenissima (secoli XIII - XV).

Con l’incoronazione di Carlo Magno a Imperatore del nuovo impero europeo occidentale, il Sacro Romano Impero (SRI) definitivamente sottratto alla giurisdizione bizantina per investitura papale – da Costantinopoli ne rivendicarono velleitariamente la sovranità fino allo scisma religioso del 1054 – coinvolse anche i Territori Veneti nelle sue vicende.

Fino a quando regnarono i discendenti di Carlo Magno fu mantenuta sostanzialmente l’organizzazione territoriale derivata dai Longobardi. La dinastia dei carolingi decadde con la morte di Carlo il Grosso (gennaio 888) e le lotte per la successione alla corona imperiale determinarono un periodo di grande instabilità e povertà che videro, tra l’altro, l’uccisione di Berengario del Friuli – divenuto titolare della corona imperiale tra il 915 e il 924 – nella città di Verona, nei pressi di una chiesa intitolata a san Pietro situata presso l’attuale Castel San Pietro. La devastante invasione degli Ungari del 899 contribuì a mantenere Padova in stato di rovina e marginalità, com’era dai tempi della distruzione longobarda di inizio VII secolo, lasciando a Verona il ruolo di prima città veneta che manteneva dai tempi di Teodorico e che fu ribadito quando tornò la stabilità al vertice del SRI con Ottone I di Sassonia (962), il quale riorganizzò la suddivisione amministrativa attribuendo i Territori Veneti dapprima al Ducato di Baviera e poi, dal 976, al nuovo Ducato di Carinzia nell’ambito del quale assunsero la specifica denominazione di Marca di Verona.

 

Da questa si staccarono nel 1001 Vicenza, che divenne principato vescovile, nel 1027 il territorio della diocesi di Trento, che si organizzò in principato ecclesiastico, e il Friuli nel 1077, che iniziò una sua autonoma parabola storica sotto l'autorità dei Patriarchi di Aquileia. I legami fra la Marca Veronese e l'Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli Este, gli Ezzelini, i Da Camino, i Da Carrara.

Alla dinastia dei Sassoni subentrò dal 1026 quella dei Salii (con Corrado II il Salico) sotto la quale il potere feudale perse vigore in favore dell’emergente autonomia locale; soprattutto il lungo regno di Enrico IV fu connotato dalla dura lotta con il papato che causò la messa in discussione a più riprese dell’autorità imperiale. Quando ai Salii subentrarono al vertice del SRI gli Hohenstaufen di Svevia (Corrado III nel 1138), nonostante nel 1122 il Concordato di Worms avesse messo fine alla decennale lotta per le investiture il papa non lo incoronò e in questo clima di delegittimazione del vertice del potere si costituirono i liberi Comuni: Verona (1136), Padova finalmente rinata (1138) e poi Vicenza, Treviso e tutte le altre antiche città venete che erano ormai da molto tempo abituate a una piena autonomia dovuta al lungo vuoto di potere effettivo.

Tale autonomia permetteva di commerciare con l’indipendente Repubblica Serenissima, dove ormai Venezia era diventata una potenza marittima e la capitale stava assumendo la fisionomia di città incantata, dalla bellezza inarrivabile, che poi raggiunse nei secoli dell’apice della sua grandezza; e tale situazione dava prosperità ai Comuni come alla Repubblica, la quale aveva interesse ad avere un entroterra che fosse il più autonomo possibile dal potere imperiale. Infatti, quando finalmente fu incoronato l’imperatore svevo Federico I Barbarossa che era intenzionato a ripristinare il potere centrale per togliere autonomia ai Comuni, la Repubblica di Venezia finanziò la nascita di un’alleanza comunale veneta antimperiale, quella Lega Veronese che poi fu imitata e infine inglobata (historia magistra vitae) dalla Lega Lombarda, nata a sua imitazione, che nel 1176 a Legnano sconfisse Federico I Barbarossa nell’epica battaglia del Carroccio. La lotta del SRI con i Comuni e con il Papato proseguì con esiti alterni, ma trovò una soluzione temporanea significativa con la Pace di Venezia del 1177, quando il pontefice Alessandro III e il Sacro Romano Imperatore Federico I Barbarossa sancirono un importante accordo con la mediazione del Doge Sebastiano Ziani, riconosciuto da entrambi come soggetto terzo e pienamente sovrano, al quale il papa conferì per riconoscenza il prestigiosissimo Stocco d’Oro per i meriti diplomatici come “Difensore della Cristianità e Amministratore della Giustizia”. Molto più di un Premio Nobel per la pace, facendo l’analogia e le debite proporzioni, tanto più che il Barbarossa concesse dal canto suo l’esenzione fiscale per i commerci tra Repubblica e Comuni della Lega.

Questa situazione di confermata autonomia e di prosperità commerciale, dovuta a un regime fiscale favorevole, permise lo sviluppo dei vari Comuni, in particolar modo quelli più grandi. A Padova nel 1222 fu fondata la prestigiosa Università, la terza più antica del mondo dopo Bologna e Parigi, e vi giunse sant’Antonio che completò qui la sua breve e straordinaria vita di predicazione, portando l’Ordine Francescano in Veneto, e di carità. Vicenza stava raggiungendo il suo apice che avrebbe toccato con il vescovo Bartolomeo da Breganze, Treviso si affermava nella ricchezza al punto che la Marca cominciò a venire chiamata Trevisana (tuttora la Provincia di Treviso conserva quel nome) al posto di Veronese, anche perché Verona stava divenendo una piccola potenza autonoma in tutto l’Ovest veneto, dalla Lessinia al Polesine. Eppure in questo contesto di relativa libertà e benessere si verificò un problema che presenta delle analogie con i giorni nostri, a inizio XXI secolo nelle democrazie recenti: alcune casate nobili trassero beneficio dalla situazione e si arricchirono molto, disputarono il potere fra loro e si affermarono ciascuna nel proprio Comune, tanto nei Territori Veneti quanto nei territori italici coevi, e avvenne la transizione istituzionale da libero Comune a Signoria familiare, una specie di “Proto Great Reset” che cambiò il volto al cosiddetto “Medioevo”, o Epoca Cristiana (meglio! Più corretto!). Ebbe così inizio il periodo delle Signorie che contraddistinse i secoli XIII e XIV e che sarà oggetto del prossimo capitolo.

 

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