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Venetorum Angulus 07-10-2022

STORIA DEI VENETI /5 - Dai Longobardi ai Franchi e la nascita della Repubblica

Nella Storia della Patria veneta sono tanto decisivi, quanto poco conosciuti, i 3 secoli che vanno da metà del VI a metà del IX (553 - 840): Vediamoli con uno sguardo d'insieme in prospettiva nazionale veneta.

 

 

Il regno dei Longobardi. Nascita di Venezia e del Sacro Romano Impero.

Biforcazione della Storia dei Veneti.

 

La fine delle guerre gotiche, con la morte dell’ultimo re ostrogoto Teia nel 553 e l’emanazione della Prammatica Sanzione di Giustiniano nel 554, riportò i Territori Veneti nella sfera di potere dell’Impero Romano d’Oriente che mirava a ricostruire la struttura occidentale. La morte di Giustiniano nel 565 segnò tuttavia una svolta, poiché gli avvicendamenti nella struttura di potere dovuti alla successione crearono dei malcontenti e forse, anche se non è storicamente confermato, l’invasione dei Longobardi che vanificò la riconquista bizantina d’Italia potrebbe essere stata incoraggiata al momento del suo avvicendamento dal generale Narsete, determinante nelle operazioni militari di quegli anni; l’altra ipotesi è che il successore Longino non fu in grado di mantenere la disciplina militare che per lungo tempo aveva tenuto Narsete.

Sta di fatto che da 553 i Territori Veneti erano in posizione di scisma con la Chiesa Cattolica per la nota questione dei Tre Capitoli e dal giorno di Pasqua del 568 – come ci racconta lo storico longobardo Paolo Diacono, principale fonte sulle vicende di quest’epoca – furono invasi attraverso le Alpi Giulie e lungo le principali vie di comunicazione. Rapidamente i territori lungo la via Postumia e a settentrione di essa furono assoggettati, mentre il Veneto meridionale rimase in questa fase sotto il dominio di Ravenna, capitale bizantina d’Italia. Alboino, il re longobardo, giunse a Verona in quello stesso anno e cominciò a organizzare il territorio in “sale” e “fare”, unità amministrative territoriali e demografiche tipiche del suo popolo che lasciarono traccia sulla toponomastica del territorio (si pensi a Santa Maria di Sala, a Fara Vicentina e ai tanti esempi simili tuttora riscontrabili). Alboino morì assassinato a Verona nel 572, il successore Clefi morì dopo soli due anni e per un decennio il potere fu suddiviso tra i vari Duchi che spartirono il territorio di rispettiva competenza in un modo che lascerà un’impronta importante per tutto il resto della Storia: fu questo il cosiddetto “Periodo dei Duchi” che determinò nell’entroterra veneto la nascita dei territori di Ceneda (comprendente anche feltrino e bellunese), Treviso, Vicenza, Verona, Friuli e, ricordando la X Regio, Trento e Brescia, oltre ad altri 28 sui territori italici.

Tale situazione priva di un potere centrale indebolì il Regno Longobardo e nel 584 fu eletto dai Duchi un nuovo Re, Autari, sotto il cui regno nel 586 si verificò la “Rotta della Cucca”, cioè la devastante alluvione che cambiò il corso dell’Adige e stravolse l’orografia del Veneto occidentale, obbligando molti residenti a migrare in Laguna. Sotto il successore di Autari (morto nel 590), Agilulfo, venne attaccata e devastata Padova (nel 603 furono conquistate anche Monselice, Este e Abano) che era ancora sotto sovranità bizantina, contribuendo in modo decisivo all’incremento della popolazione lagunare per l’arrivo di profughi da tutto il basso Veneto. I vari re Longobardi continuarono a espandersi sui Territori Veneti, lasciando all’Impero Romano d’Oriente solo Ravenna e il litorale veneto - dove stava prendendo forma la città di Venezia dall’unione dei vari villaggi - oltre ai possedimenti dell’Italia meridionale. Per tutto il periodo del Regno Longobardo da Costantinopoli cercarono di far tornare la sovranità romana sui territori invasi dai barbari, invitando per esempio i Franchi a più riprese per cacciare gli invasori, ma senza successo finché tale operazione avvenne su commissione, per così dire. Avrà invece successo quando i Franchi agiranno in proprio, come vedremo tra poco.

Col passare delle generazioni vi fu l’integrazione fra Longobardi, minoranza occupante, e Veneti, maggioranza occupata, tanto che i primi si convertirono al cattolicesimo dei secondi ed entrambi tornarono in comunione con Roma nel 698, secondo le modalità già esaminate nel capitolo sulla cristianizzazione dei Territori Veneti. L’apice del potere longobardo - che vide succedersi re importanti come Rotari e Liutprando - culminò in re Desiderio che fu l’ultimo, poiché venne scalzato dalla definitiva calata dei Franchi di Carlo Magno nel 774, chiamati in Italia sempre nel contesto dei dissidi tra papa e imperatore d’Oriente, i quali sottomisero i Longobardi senza sterminarli e li integrarono nel loro regno che nell’800 fu proclamato da papa Leone III Sacro Romano Impero in opposizione all’Impero Romano d’Oriente a cui ancora sottostava il ducato veneziano (da Chioggia a Grado), complici i torbidi di palazzo a Costantinopoli dove era diventata regina con la violenza Irene, facendo accecare e morire il figlio Costantino VI titolare del trono.

La Storia dei Veneti aveva subito dunque una biforcazione nel secolo VIII: sotto la sovranità dell’Impero Romano d’Oriente era rimasta solo Venezia con tutto il “dogado”, anche dopo la caduta di Ravenna (conquistata dai Longobardi nel 751); sotto la sovranità del Sacro Romano Impero andarono tutti i Territori Veneti di terraferma che verranno organizzati nella Marca Veronese a partire dal 888, come vedremo nel prossimo capitolo.

Intanto però va riportato un fatto di straordinaria importanza: dal 697 il Dogado di Venezia cominciò a eleggere il Doge: il primo fu Paoluccio Anafesto, poi i due successori fino al breve periodo di commissariamento ravennate, con l’imposizione del Magister militum per 5 anni consecutivi (738-742), quindi il ritorno alla figura del Doge che divenne sempre più autonomo, poiché la caduta di Ravenna del 751 lasciò solo la lontana Costantinopoli come centro di potere superiore. Tale autonomia crescente si sostanziò con tre episodi di grande valenza simbolica: la resistenza al tentativo di invasione dei Franchi di Pipino nell’810, l’acquisizione delle reliquie dell’evangelista san Marco, giunte in Venezia nel 828 a dare enorme prestigio al Dogado, e la stipula in autonomia da Costantinopoli del Pactum Lotarii, il trattato di reciproco riconoscimento dei confini del 840 che il Doge sottoscrisse direttamente con Lotario, discendente di Carlo Magno e Imperatore del Sacro Romano Impero. Anche se formalmente Venezia era ancora nella sfera della sovranità romana d’Oriente, nella pratica aveva piena autonomia pattizia e normativa interna. Questo momento sancisce la nascita concreta di due entità sovrane distinte nei Territori Veneti, anche se l’indipendenza piena del Dogado da Costantinopoli arriverà in seguito, come vedremo nel prosieguo della Storia dei Veneti.

 

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