MASSONERIA /20 - Luciferismo massonico
Facciamo chiarezza su una delle questioni più soggette a mistificazioni, esagerazioni da una parte, depistamenti dall'altra parte, imprecisioni e approssimazioni: la Massoneria adora il diavolo?

Un approfondimento a parte, nel nostro percorso di conoscenza dell’universo massonico, va fatto su una delle domande più frequenti che vengono formulate sulla Massoneria: è vero che i massoni adorano il diavolo?
La domanda posta in questi termini generici richiede una risposta articolata, perché se la risposta dovesse essere altrettanto generica, allora dovrebbe essere un semplice: “No!”. Infatti, se si parla di adorazione, di liturgia satanista, di messe nere, di riti blasfemi o a sfondo sessuale, e di tutto quel che comunemente viene associato alla pratica di “adorazione del diavolo”, si può serenamente affermare che nella Massoneria regolare niente di tutto ciò viene praticato. Tali credenze sono ancora legate al “caso Taxil” di fine XIX secolo, quando il giornalista ex massone Léo Taxil si prese gioco per oltre dieci anni del mondo cattolico, con le sue mirabolanti rivelazioni sui presunti “segreti della Massoneria” che poi confessò pubblicamente di aver inventato di sana pianta. Egli, appunto, faceva riferimento a tutti questi riti orgiastici, o demoniaci, e fu a lungo creduto, anche da alti prelati e da importanti giornali cattolici, su tutti la rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica che vi cadde a pié pari per tutto il tempo dell’impostura, e perfino oltre. Però alcune precisazioni vanno fatte, perché senza di esse il semplice “No!” come risposta alla domanda sull’adorazione del diavolo si rivelerebbe perlomeno fuorviante, perché se è vero che non si può parlare di adorazione in senso liturgico, si può comunque parlare di “luciferismo massonico di matrice gnostica” a ragion veduta e con dovizia di prove, attingendo proprio a fonti massoniche come supporto di questa affermazione. Un esempio di scuola, facile e alla portata di tutti come prima verifica, è quello del noto Inno a Satana del poeta massone Giosuè Carducci, nel quale la figura di Satana corrisponde alle caratteristiche del Lucifero proposto, studiato, valorizzato e interiorizzato nel percorso di iniziazione massonica, soprattutto in alcuni degli Alti Gradi dove viene approfondita la conoscenza della Gnosi.
Quando si parla del diavolo, non solo ne spunta la coda come da proverbio – e per questo servono cautele spirituali e preghiera, anche ad accompagnare la lettura di queste righe – ma bisogna farlo con perizia. Per esempio, il nome Satana deriva dall’ebraico e sta a significare “nemico, avversario”, mentre il nome Lucifero deriva dal greco e sta a significare “portatore di luce”; al primo si associa idealmente la figura orrenda che presidia l’Inferno, definitivamente decaduto ed eternamente corrotto e corruttore dell’uomo e della creazione, mentre al secondo si associa l’angelo ribelle per invidia di Dio e dell’uomo in cui Dio si è compiaciuto, a capo di un’orda di angeli suoi seguaci che cerca di impossessarsi della Luce divina e per questo decade dallo stato celestiale a quello infernale. Si tratta della stessa figura, della stessa entità malefica, ma vista in due chiavi interpretative diverse. Quella gnostica, quella che a noi qui interessa, è l’elaborazione ulteriore della figura di Lucifero appena descritta sommariamente, poiché nella Gnosi si identifica il dio biblico in una divinità cattiva, il “perfido Adonài” che sarebbe una sorta di Demiurgo, dunque solo una semidivinità e non l’origine di tutto, al quale Lucifero si ribella e porta via una parte della Luce divina che quindi reca con sé come un prezioso patrimonio disponibile solo per chi, tramite un percorso esoterico, entrerà in relazione con questa fonte di conoscenza. Lo stesso serpente dell’Eden, che nella tradizione biblica è sempre il diavolo in altra forma, nella tradizione gnostica è visto come colui che insegna a Eva la via della conoscenza, tramite la persuasione a cibarsi del frutto dell’albero della conoscenza del Bene e del Male, e dunque è proposto come una figura positiva, antagonista del “malvagio Adonài” che rappresenta invece, in tale ottica, il dogmatismo religioso e l’oscurantismo. Eva stessa, proprio per la sua disobbedienza al Dio della Chiesa Cattolica, è vista come “la prima massona” in quelle obbedienze massoniche – oggi in grande diffusione - che hanno infranto la regola tradizionale di non accogliere femmine tra gli iniziati nelle logge, ma in modo simile è pensata anche nelle obbedienze che rientrano nella Massoneria regolare, nelle quali ella è vista come madre di Caino, dal quale discende anche Tubalcain, e quindi capostipite della tradizione muratoria. In parte della letteratura massonica si riscontra perfino l’idea che Caino sia nato dall’unione di Eva con Samaèl, angelo della mistica ebraica (in contesto talmudico-cabalistico, quindi non biblico), mentre da Adamo essa abbia avuto invece Abele, dando origine a due umanità distinte che vivono affiancate: da una parte quella della luce gnostica, portata all’innovazione della scienza e della tecnica, dall’altra quella del buio dogmatico, legata alla conservazione, alla perpetuazione dei rapporti di forza secondo tradizione. Ma questi ultimi sono solo alcuni degli ulteriori sviluppi del pensiero, potenzialmente innumerevoli, che prendono le mosse da un’interpretazione di fondo che ribalta la prospettiva cristiana e considera cattivo il dio biblico e buono l’angelo ribelle, cattiva l’obbedienza e buona la ribellione, con il peccato che diventa invece virtù. In quest’ottica, l’intera iniziazione massonica viene riletta come una nuova creazione, una rielaborazione del Fiat lux biblico in chiave magico-esoterica, finalizzata a conferire all’iniziato la vera conoscenza tramite la luce portata da Lucifero.
Si tratta dunque di adorazione del diavolo? In senso stretto forse no, come detto prima, ma in senso lato probabilmente sì, anche se non con le modalità pittoresche e le tinte grossolane che gente come Léo Taxil ha diffuso e fatto entrare nell’immaginario collettivo. Più che di un’adorazione vera e propria, si tratta di un’assimilazione e di un’interiorizzazione che, in ultima analisi, è forse anche di più perché viene contemporaneamente associata al rifiuto della verità rivelata. Non serve pertanto addentrarsi nell’elenco delle mille elaborazioni letterarie - facilmente reperibili con una ricerca su questo tema - prodotte e pubblicate nei secoli da persone iniziate alla Massoneria, per trarre le dovute conseguenze e riscontrare, ancora una volta, come la natura dei saperi massonici sia pervicacemente anticattolica nella sua essenza e come tale evidenza si manifesti sempre più con l’avanzare del percorso iniziatico. Non è un caso, probabilmente, che tale percorso si concentri all’inizio sulla metafora della professione muratoria con tutti i suoi simboli e il suo lessico, per passare poi ai saperi arcani, dai più semplici ai più complessi, per giungere infine ad approfondire soprattutto la conoscenza della Gnosi e della Cabala esoterica, materie che offrono una visione della trascendenza, dell’immanenza e del rapporto tra esse completamente distante e diversa, per molti versi radicalmente opposta, rispetto a quella cristiana cattolica apostolica.