MASSONERIA /18 - La leggenda di Hiram Abiff
Nei primi 3 gradi dell'iniziazione massonica, quelli della Massoneria classica comuni a tutte le obbedienze, si pratica un percorso di morte iniziatica che ha nella figura leggendaria del maestro architetto del Tempio di Salomone il suo culmine per ottenere la qualifica di Maestro Massone, ovvero conseguire il 3° e la possibilità di accedere agli Alti Riti.

Il percorso di iniziazione di un massone è un percorso di morte, putrefazione e rinascita simboliche. L’uomo che entra nella Libera Muratoria deve simbolicamente morire e decomporsi, per poi rinascere completamente trasformato in un massone. Nella Massoneria classica, quella dei primi tre Gradi e comune a tutti i percorsi ulteriori di perfezionamento che iniziano solo dopo aver conseguito il Terzo Grado, questo avviene con l’assimilazione dei “saperi esoterici” di cui abbiamo parlato in precedenza, con la conoscenza della struttura, della mentalità e della ritualità proprie della Massoneria, e infine – proprio per il conseguimento del Terzo Grado, quello di Maestro Massone – con la pratica simbolica e rituale della leggenda di Hiram Abiff.
Hiram è – secondo i massoni - il mitico architetto del Tempio di Salomone, il primo tempio ebraico (il secondo fu quello di Erode il Grande, la cui distruzione fu profetizzata da Gesù Cristo e compiuta dall’imperatore romano Tito nel 70 d.C.). Nella Bibbia compare due volte un nome simile, nel Primo Libro dei Ree nel Secondo Libro delle Cronache, anche se il nome si discosta leggermente da quello massonico di Hiram Abiff. Viene menzionato come figlio di una vedova, ed è anche per questo che i massoni si definiscono “Figli della Vedova” in analogia col maestro leggendario, sebbene taluni avanzino su questo punto ipotesi ulteriori, fondate su racconti cabalistici riferiti alla creazione che qui non menzioniamo. Qui preferiamo attenerci all’ortodossia massonica e anche la versione del racconto che proponiamo di questo mito fondativo sarà quella ritenuta canonica dalla Massoneria dei primi tre Gradi.
Salomone, uomo e re, dalla celebre saggezza e dall’immensa conoscenza, dovendo edificare il Tempio per il culto al Signore d’Israele e necessitando di un uomo capace di progettare e dirigere i lavori, riceve aiuto dal re di Tiro il quale gli invia Hiram così definito: uno di quegli uomini rari di cui il genio, l’intelligenza, il gusto, la superiorità d’ingegno in fatto di architettura, e la vasta conoscenza della natura dei metalli gli avevano conquistato un tale e tanto grado di considerazione e rispetto per parte del Re di Tito, che questi lo chiamava suo padre.
Hiram ricevette da Salomone amplissimi poteri per la gestione del cantiere e per la costruzione del tempio. Ebbe a dividere gli operai in tre classi: Apprendisti, Compagni e Maestri. Hiram fornì alle classi di operai speciali parole, toccamenti e segni per permettere loro di riconoscersi e ricevere la paga adeguata al loro rango.
Al tempio si poteva accedere per tre diverse porte. Gli Apprendisti entravano per la Porta d’Occidente, che alla fine dei lavori sarebbe diventata la porta utilizzata dal popolo. A mezzogiorno era collocata la Porta dei Compagni, e una volta ultimati i lavori da questa porta sarebbero entrati i Leviti. I Maestri entravano dalla Porta d’Oriente, che sarebbe diventata quella destinata all’ingresso dei Pontefici. Per garantire la pace, l’armonia e il rispetto della festività del Sabato, non appena furono infisse nel muro le porte di Occidente, Mezzogiorno e Oriente, Salomone emise un editto in cui era imposto ad Apprendisti e Compagni di lasciare l’edificio il pomeriggio prima del Sabato e di rientrarvi la mattina dopo la festa, nel momento in cui venivano riaperte le porte. La pena per i trasgressori sarebbe stata una sentenza capitale. Il lavoro procedeva spedito, e giorno dopo giorno era possibile vedere il tempio prendere forma nel suo splendore.
Hiram aveva l’abitudine di visitare il cantiere ogni sera per verificare l’avanzamento dei lavori e assicurarsi che questi fossero conformi al suo progetto. Così una sera come tante, uscendo dalla Camera di Mezzo, si diresse verso la Porta d’Occidente. Giunto alla porta gli si fece incontro il primo dei congiurati. Alla reprimenda del Maestro e all’invito di questi a lasciare il cantiere, il Compagno Oterfurt (i nomi dei tre congiurati cambiano secondo diverse tradizioni, noi usiamo quella più classica) minacciando con un regolo da 24 gli chiede la parola segreta dei Maestri per ricevere un più alto salario. Hiram si rifiuta, anche perché gli ricorda che solo il collegio dei maestri può dare l’aumento di salario. Con la sua tipica bontà Hiram si propone egli stesso di segnalarlo per l’aumento di paga nel momento in cui avrà completato l’istruzione da Compagno. Il cattivo Compagno è insensibile alle parole del Maestro e continua a chiedere le parole, i segni e i toccamenti dei Maestri, al punto da spingere Hiram a rispondere: “Insensato! Non è così che io l’ho ricevuta. Lavora, persevera e sarai ricompensato per il tuo lavoro e per i tuoi sforzi”. Nonostante le amorevoli parole del Maestro, Oterfurt lo incalza e lo minaccia, ma Hiram non cede alle pressioni. Durante questo acceso diverbio il Maestro con un gesto della mano lo esorta a recedere dalla richiesta. Nello stesso istante il Compagno prova a colpire Hiram alla testa con il regolo che brandiva. Il braccio alzato di Hiram devia il colpo, che però lo colpisce al collo stordendolo e rendendolo incapace di disarmare il suo avversario. Intorpidito dal colpo, in uno stato di inquietudine ma fermo nella certezza di aver compiuto il proprio dovere, il Maestro si dirige verso la Porta del Mezzogiorno.
Giunto a questa porta, trova ad attenderlo Eterkin armato di una squadra. Eterkin con fare più minaccioso del suo compare chiede a Hiram le parole, i segni e i toccamenti dei maestri. Riceve le stesse risposte, le stesse ammonizioni e consigli ricevuti dal suo alleato in questo misfatto. Hiram, percependo le intenzioni di questo secondo aggressore, prova a dirigersi verso l’ultima porta, ma non si muove abbastanza celermente e riceve un colpo sulla nuca.
Arrivato alla Porta d’Oriente nella speranza di trovarla libera, trova ad attenderlo Moa-Bon (in futuro verrà chiamato Abiram o assassino per eccellenza) armato di un grande mazzuolo. Si ripete lo scambio di domande e risposte avuto con i precedenti compagni. Hiram capisce che a nulla serviranno le sue parole ed esclama: “Piuttosto la morte, anziché violare il segreto che mi è stato affidato!”. Mentre Hiram pronunciava queste parole, l’ultimo congiurato gli assestava un gran colpo sulla fronte facendolo cadere riverso sul pavimento del tempio in costruzione. I tre Compagni, presi da sgomento per quanto avevano fatto, si preoccuparono di far sparire il corpo di Hiram. Dopo averlo nascosto, uscirono dalla città e cercarono un luogo adatto dove occultare il cadavere. Una volta trovato il sito lo seppellirono in modo approssimativo lasciando anche nella sepoltura gli attrezzi del loro grado e poggiando un ramo di acacia sulla terra.
Hiram era il primo ad arrivare in cantiere e l’ultimo ad andare via. Quando gli operai si resero conto della sua assenza, una certa preoccupazione iniziò a serpeggiare nel cantiere. Dopo alcune ore alcuni operai intenti nel loro lavoro trovarono delle macchie di sangue sul pavimento del tempio. A questo punto la preoccupazione divenne inquietudine, presagio della morte del maestro. Subito avvisati, i capomastri corsero da Re Salomone. Questi scelse nove maestri e li mandò alla ricerca di Hiram o del suo corpo mortale. I nove maestri viaggiarono senza sosta da Oriente a Occidente e viceversa, senza mai fermarsi.
Al crepuscolo trovarono dei rami d’acacia con della terra smossa da non molto tempo. Il tutto ricordava una sepoltura frettolosa. Sperarono che sotto quella terra ci fosse il corpo del loro amato Maestro e ricordarono che la scienza riposa all’ombra dell’Acacia. Si consigliarono tra loro e decisero che non avrebbero rimosso la terra per verificare se effettivamente fosse il luogo di sepoltura di Hiram. Prima di intraprendere una qualunque azione era necessario avvisare salomone. Fu così che tre di loro restarono a guardia del tumulo e gli altri si diressero celermente ad avvisare il re.
Arrivati al cospetto di Salomone lo informarono del ritrovamento aggiungendo che una squadra e un compasso erano posti sulla tomba improvvisata. L’insieme di questi elementi aveva fatto ritenere loro di aver trovato il luogo in cui era stato sepolto il Maestro.
Salomone, subito, senza indugi si fece accompagnare da quanti erano giunti a portargli la notizia. Arrivati, trovarono i tre muratori ad attenderli. Smossa un po’ di terra, all’istante Salomone riconobbe il viso di Hiram. Non solo dalla posizione in cui era stato posto il corpo, ma anche da quella degli utensili del mestiere, identificò la classe a cui dovevano appartenere gli operai resisi colpevoli dello sciagurato delitto.
Il volto di Hiram sembrava ancora respirare e la serenità di questo era un marchio impresso dalla virtù che aveva esercitato durante la sua vita. Salomone propose di portare il corpo del Maestro nel recinto dei lavori, detto loggia. I maestri subito si affrettarono per prendere il corpo di questi, ma la carne sembrava staccarsi dalle ossa. Salomone ricordò loro che senza l’unione e il soccorso degli altri molte cose sono impossibili e invitò i due maestri che avevano provato singolarmente a rialzarlo a supportarlo in questa operazione. Così facendo e con l’utilizzo dei punti della maestria, rialzarono il corpo di Hiram e lo prepararono per il viaggio sino alla loggia del Tempio.
Questa, così come riportata, è di massima la leggenda che si trasmettono i tagliapietre, cioè i massoni. Ogni Obbedienza ha le sue varianti, la rende con particolari o nomi diversi, la arricchisce o la spoglia di dettagli, ma, a grandi linee, questa è la versione che si può definire “canonica”. Tutto il racconto, se letto con occhio attento, presenta quasi in ogni frase un simbolo, una metafora o un insegnamento,
Ed è su questa versione che viene rappresentato il rito di passaggio al Terzo Grado di Maestro Massone, dove il candidato impersona Hiram e subisce l’omicidio simbolico, compiuto ritualmente dai due Sorveglianti di Loggia e dal Maestro Venerabile nel ruolo dei tre assassini, poi viene sepolto e quindi riesumato e trasportato a destinazione.