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Religioni 24-01-2023

BIBBIA /Il diluvio universale

Dopo la creazione, la caduta nel peccato e la prima diffusione dell'umanità, arriva l'episodio distruttivo del grande diluvio. Ne diamo una lettura focalizzata più sui significati più che sui singoli dettagli

 

 

La memoria ancestrale di un grande diluvio che sconvolse la Terra, sotto forma di racconto mitico o leggendario, è presente nelle culture di tutti i continenti e rappresenta uno degli argomenti a favore della veridicità dei tratti essenziali del racconto riportato anche nel libro della Genesi, il primo della Bibbia. Basti pensare, per restare solo nel Vicino Oriente dove maturò anche l'Antico Testamento, alla tavoletta XI dell'Epopea di Gilgamesh o al Poema di Atrakhasis, opere babilonesi che gli antichi ebrei sicuramente conoscevano. Popoli e culture di tutto il mondo, che mai si incontrarono, hanno in comune questo racconto, ciascuno con le sue varianti specifiche, ma concorde nei tratti essenziali: una grande catastrofe dovuta a precipitazioni senza precedenti e senza paragoni, seguite da inondazioni ed esondazioni che causarono la distruzione quasi totale della vita degli uomini.

E' perciò normale che anche il popolo di Israele, così antico, né conservi la memoria con la versione che tutti conosciamo come la più nota: il racconto dell'Arca di Noè e di come questo patriarca ebbe da Dio il ruolo di salvare la creazione dalla distruzione che Egli aveva decretato a causa del male, dilagato come conseguenza del peccato.

Non è interessante per noi ripetere cose già note a tutti e analizzate, sviscerate, discusse in mille libri, in tante forme d'arte (dalla pittura al cinema) e in mille trasmissioni televisive d'approfondimento. C'è chi ha perfino ricostruito l'imbarcazione secondo le misure e la descrizione fatta dall'autore sacro (in Kentucky, negli USA) e chi ha organizzato spedizioni sul monte Ararat in cerca di reperti lasciati sul luogo dove è scritto che la barca si arenò alla fine del diluvio. C'è chi ha speculato sulla quantità di cibo necessario a sfamare per mesi le bestie di ogni specie raccolte a coppie, maschio e femmina, da Noè e dalla sua famiglia, e su come poteva venire stivato; nonché sulla dimensione troppo esigua della barca per poter contenere un tale zoo alla deriva sulle acque. Non sono cose sulle quali valga la pena soffermarsi, anche perché denotano un approccio sbagliato alla Sacra Scrittura. Come spiegato nel primo articolo di questo ciclo, nel Canone Biblico ci sono libri storici che vanno letti appunto anche con l'approccio storico, ma ci sono anche libri sapienziali, libri profetici e, come corpus a sè stante, c'è il Pentateuco (i primi 5 libri) che ha un suo statuto epistemologico a parte, che necessita di una formazione specifica sulla lingua e sulla cultura ebraica antica per poter essere correttamente sottoposto a esegesi, e questo viene fatto nelle Facoltà di Teologia. Non è questa la sede.

A noi può invece interessare il fatto che l'immagine offerta dalla Bibbia acquisti contorni cosmici, anche perché essa vuole proporre una riflessione di indole religiosa, prendendo a spunto lo scatenarsi degli elementi naturali.

Infatti, l'anonimo autore sacro vuole rappresentare in questa pagina il giudizio divino sul male che l'umanità fa crescere in modo drammatico: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni progetto concepito dal loro cuore non era altro che male" (Gen 6,5). Ma all'interno di questo orizzonte cupo si leva una figura luminosa, Noè, che è l'emblema dei giusti. La sua nave diventa l'area salvifica che tutela e risparmia i giusti dall'irrompere del castigo.

E, alla fine di questa immensa purificazione, ecco sorgere la nuova umanità in una crazione redenta. Dio stabilisce una nuova alleanza con l'uomo e la terra (la cosiddetta "Alleanza noachica" considerata dagli ebrei osservanti come il più importante punto in comune con gli altri popoli della Terra), ripetendo la sua benedizione di fecondità già pronunciata al momento del compimento della creazione e impegnando l'umanità contro ogni forma di violenza: "Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo (Gen 9,6).

E lo sfolgorare dell'arcobaleno nel cielo è il segno dell'arco da guerra che il Dio giudice ha deposto per sostituirlo con quello multicolore della quiete dopo la tempesta: "Il mio arco pongo sopra le nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra" (Gen 9,13).

Un importante studioso della Genesi, Claus Westermann, così commentava: "La conclusione del racconto del diluvio è questa: alla base della storia della natura e di quella dell'umanità c'è un SI incondizionato di Dio alla sua creazione, un SI di Dio ad ogni vita, che non può essere scosso né da qualunque catastrofe nel corso di questa storia, né dagli errori, dalla corruzione, dalla ribellione dell'umanità. La promessa di Dio rimarrà ferma e incrollabile "finché durerà la terra".

Nell'immagine sotto, La costruzione dell'Arca nelle Schedelsche Weltchronik di Hartmann Schedel, 1493)

 

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