Le Dedizioni allo “Stato da Tera” della Republica Veneta
Le pagine di Storia riguardanti la libertà e l’indipendenza millenaria di Venezia e di quella plurisecolare dell’intero popolo veneto sono sconosciute alla maggior parte dei Veneti.
Questo perché nelle scuole italiane dell’obbligo e fino alla maturità esse vengono omesse, oppure liquidate con poche parole, preferendo far studiare ai ragazzi le vicende delle Signorie toscane e del Papato in vista dei ragionamenti successivi sul Risorgimento e l’unità d’Italia. Non a tutti è perciò noto lo svolgimento delle vicende politiche e l’entità del ruolo che il nostro popolo ha avuto in passato, quando fu indipendente, né tantomeno sono noti i processi di formazione e i confini della Repubblica ove vissero liberi per secoli e secoli i nostri antenati, mentre in Italia comandavano case regnanti straniere di origine spagnola, francese o tedesca. Ci sembra dunque interessante colmare questa lacuna rimandando i lettori ad approfondire personalmente la questione, sapendo che scoprire il proprio passato sarà fonte di profondissima soddisfazione e anche di una maturazione in senso diverso da quella avuta appoggiando sulle convinzioni radicatesi finora, prima di sapere.
La Madrepatria veneta fu unificata sotto il governo della Signoria veneziana nel XV secolo, dando vita allo Stato da Tera che, con il Dogado e i possedimenti marittimi riuniti nello Stato da Mar, andò a formare quell’unità statale composita che fu appunto la Repubblica Serenissima di Venezia, diventandone il terzo elemento territoriale, il più esteso e popolato.
Il processo di espansione della sovranità in Terraferma, circoscritta prima solo ai territori di Motta di Livenza e della Marca di Treviso, costituì un cambio radicale nella storica politica veneziana che, fino ad allora, aveva ritenuto di seguire il principio per cui il proprio benessere e sostentamento dovessero venir perseguiti “coltivando el mar e pescando in tera”, limitandosi a una politica di contenimento e di influenza esterna sulle vicende politiche ed economiche dei territori veneti. Sentendo crescere la minaccia alla propria indipendenza, la Serenissima prese la decisione di ripararsi le spalle e imporre alle rapaci signorie italiche la propria superiorità economica, politica, militare e culturale, assumendo la responsabilità di un esercizio diretto e senza concorrenza della sovranità politica su tutti i territori popolati dalle genti venete.
Nel corso dell’espansione della Repubblica di Venezia, un particolare meccanismo di integrazione nello Stato veneziano fu quello caratterizzato dalle dedizioni. Si tratta cioè di quei casi, piuttosto frequenti soprattutto nella conquista della Terraferma, nei quali furono le stesse comunità e città a darsi alla Serenissima, la quale in cambio si impegnava a rispettare e salvaguardare attraverso lo Statuto buona parte delle leggi e magistrature precedenti.
In taluni casi alla base della dedizione vi fu un meccanismo di spontaneità, legato alla ricerca di vantaggi commerciali o fiscali connessi a legarsi al potente vicino, o alla possibilità di migrare da una signoria più gravosa ad una che, in cambio della dedizione e quindi dell’annessione incruenta, garantisse maggiori privilegi e libertà.
In altri casi capitò invece che, di fronte all’avanzata militare veneziana, gli sconfitti con le terre, le città e i borghi ad essi sottomessi, si affrettarono a darsi al vincitore, risparmiandosi in tal modo la presa manu militari ed il conseguente saccheggio che, come è noto, per secoli fu considerato un tradizionale e riconosciuto diritto del vincitore. Un caso lampante di tale meccanismo è quello relativo, per esempio, alla dedizione di Verona che dopo un periodo di conflitto, durato fino al 1405, cedette le armi e acconsentì all’espansione del dominio della Repubblica simboleggiata dall’autorità del Serenissimo Principe, il Doge, anche sul suo territorio.
All’atto della dedizione il consiglio cittadino presentava al Doge una serie di capitoli, cioè di clausole, definenti i termini di consegna della città, le richieste di privilegi e i limiti di autorità che avrebbero avuto i rettori veneziani. Dall’accettazione di tali capitoli da parte della Serenissima scaturiva quindi la base legale del potere veneziano e la giurisprudenza riguardante i rapporti tra la Dominante e la città dominata. Modifiche e aggiunte ai capitoli originali erano poi possibili per approvazione della Signoria delle istanze presentate degli ambasciatori della città suddita.
La città di Feltre, unica nel Veneto a farlo, ricorda ancora oggi l’evento della dedizione alla Repubblica Serenissima con un Palio delle Contrade che si celebra tradizionalmente a inizio agosto.
Di seguito vengono riportate le date di dedizione delle città con i rispettivi territori circostanti che nei secoli appartennero, anche brevemente, alla Serenissima. Nel caso piuttosto frequente che la dedizione si sia ripetuta più di una volta, viene indicata la data della prima:
- Vicenza, il 28 aprile 1404
- Cologna Veneta, il 7 maggio 1404
- Belluno, il 18 maggio 1404
- Bassano, il 10 giugno 1404
- Feltre, il 15 giugno 1404
- I Sette Comuni dell’Altopiano di Asiago, il 20 febbraio 1405
- Polesine, il 25 marzo 1405
- Verona, il 24 giugno 1405
- Padova, il 22 novembre 1405
- Rovereto, il 23 agosto 1418
- Patria del Friuli, il 19 giugno 1420
- La Carnia, il 16 luglio 1420
- Il Cadore, il 31 luglio 1420
- Crema e il Cremasco, il 16 settembre 1449
- Brescia, il 20 novembre 1426
- Bergamo, il 9 maggio 1427
- Ravenna, il 20 marzo 1441
- Gorizia, il 10 maggio 1508
- Adria, il 18 dicembre 1509