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Politica e Società 16-12-2022

NUTRI-SCORE: la frontiera del controllo alimentare

Uno dei cardini del piano di ridefinizione della vita sociale, noto come GREAT RESET, è il dominio sul cibo. In Francia prima, e poi in Germania e in altri Paesi è già in funzione il sistema "Nutri-score". Vediamo cos'è e perché va combattuto in nome della libertà.

 

 

Nella deriva ideologica verso la trasformazione della democrazia in tecnocrazia, verso la società del controllo sul modello cinese che tanto piace alle élites finanziarie occidentali, un piano per regolare l'alimentazione di ogni singola persona è qualcosa che si inserisce di diritto in cima alle priorità. E infatti non solo ci hanno già pensato, ma lo stanno già sperimentando con l'adozione di uno strumento che è un esempio del tipo di società che i fautori del Great Reset vogliono creare: sto parlando del "Nutri-score".

Cos'è il Nutri-score? Nutri-Score è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia, pensato per semplificare l'identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l'utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E, in base alle quali si dovrebbe determinare il cibo più sano dall'analisi comparata degli ingredienti o dei valori nutrizionali. Ovviamente A/verde significa "sano" e E/rosso significa "non sano".

Lo scopo sarebbe quello di dare indicazioni agli acquirenti mentre fanno la spesa, grazie all'etichetta posta su ogni confezione, in modo da indirizzare i consumi alimentari verso una dieta sana, con l'effetto di ridurre le patologie derivanti da una scorretta alimentazione come l'obesità, le patologie cardiovascolari, il diabete, eccetera. "Caspita! Che figata!" dirà subito lo studente eco-green arcobaleno che vuol cambiare il mondo in meglio! Peccato che sia la solita trappola per mettere il giogo all'umanità e ridurla al rango di bestiame di cui si stabilisce anche cosa, come e quanto deve mangiare. Vediamo subito perché dico questo, analizzando i due aspetti per i quali questa novità già introdotta in Francia, in Germania, in Belgio e nei Paesi Bassi va assolutamente osteggiata: la prima nel merito alimentare, la seconda sul piano politico.

Nel merito alimentare, il Nutri-score presenta molte lacune. Innanzitutto prende in considerazione sempre 100 grammi di prodotto e non la porzione che viene effettivamente consumata dalla singola persona per ogni singolo alimento: tutti capiscono che 100 gr. di olio di oliva non sono comparabili con 100 gr. di lattuga, per fare l'esempio più lampante a cui ciascuno può farne seguire di ogni tipo. Inoltre, vengono criminalizzati genericamente i grassi, ma non serve essere medici nutrizionisti per sapere che ci sono grassi buoni e grassi cattivi, e che i primi sono necessari alla dieta sana; in questo modo si finisce per punire con il colore rosso alcuni alimenti genuini che fanno bene e per premiare col colore verde dei prodotti trattati industrialmente al fine di risultare appunto "green". Ad abundantiam, la moderna scienza nutrizionale ha superato i criteri standard applicabili a tutti, per sviluppare l'approccio personale sulla base, dimostrata, che ogni persona ha con il cibo una specifica interazione e non a tutti fanno bene, o male, le stesse cose, nelle stesse quantità e con la stessa qualità; né va dimenticato il legame con la propria terra e l'abitudine a mangiare il cibo che essa produce, lo stesso mangiato dai genitori e dai nonni, cosa che non ha solo un valore culturale, ma ce l'ha anche dal punto di vista dell'abitudine fisica ad assimilare determinate sostanze anziché altre.

Sul piano politico, poi, la cosa è ancora più criticabile: se ai cibi "green" viene associato uno sconto, come già accade, si finisce per orientare i consumi, per favorire i produttori di un alimento a discapito di quelli di un altro, si induce la tentazione alla corruzione per chi è deputato all'attribuzione del colore o della lettera da parte di chi vuole l'etichetta favorevole per il suo prodotto, e infine si aprono le porte al sistema di "credito sociale" in relazione al tipo di consumi personali, cosa già in vigore in Cina e che comincia a fare capolino negli estratti conto bancari, dove in alcuni istituti si vede già indicata la quantificazione di CO2 emessa dal cliente. Immaginate il mondo dove l'acquisto di carne bovina e di olio d'oliva extravergine viene etichettato da "E/rosso" percui, se ne compri troppo, ti bloccano il POS? o addirittura il Green Pass (che si chiama così mica per niente e che è stato momentaneamente sospeso, ma non abolito, e può sempre venire riattivato apposta)? E poi ti trovi costretto a comprare un buonissimo "A/verde" pacchetto di biscotti a base di farina di insetti? Ecco, è questo il vero sviluppo potenziale del Nutri-score, o di qualsiasi altro sistema analogo che dovesse venire introdotto per classificare i prodotti alimentari in base al desiderio dello Stato di dirci come e cosa dobbiamo mangiare.

In conclusione: la difesa della tradizione alimentare dall'ingerenza del potere politico è un fatto culturale di primaria importanza, tanto più nei Paesi di grande e millenaria cultura alimentare ed è inutile ribadire dove, per unanime consenso mondiale, si mangi meglio sia per qualità che per varietà. Nessuna autorità internazionale deve poter mettere becco sul cibo prodotto e sull'alimentazione in uso a sud della corona della Alpi, se non altro per il fatto che la longevità statisticamente comprovata delle popolazioni italiche testimonia che la dieta è più salutare che altrove. Inoltre è necessario rigettare ogni tentativo dello Stato di regolamentare gli aspetti della vita privata delle persone e l'alimentazione, con la connessa facoltà di produrre il cibo per l'autosostentamento, è uno dei cardini della libertà umana. Proprio per questo vogliono sottoporla a sistemi di controllo digitale, nell'ottica del Great Reset verso l'instaurazione di una Tecnocrazia globale. Non dobbiamo permetterglielo!

 

 

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