LA FOLLE CORSA ALLE ARMI DELL'UE
Ursula Von der Leyen ha annunciato il Piano "Rearm Europe" proseguendo nella strada imboccata dall'élite globalista di dar vita a un Esercito Europeo

Il piano Rearm Europe: la folle corsa al riarmo per salvare un'economia distrutta dal socialismo UE
Ho letto con sgomento e indignazione le recenti dichiarazioni di Ursula Von der Leyen, che con la consueta arroganza tecnocratica ha presentato il piano "Rearm Europe" come se fosse la panacea per i mali economici del continente. Un piano che rivela in tutta la sua drammaticità la deriva dell’Unione Europea: un’entità ormai incapace di concepire lo sviluppo economico se non attraverso la corsa agli armamenti e il rilancio dell’industria bellica.
Ancora una volta, i burocrati di Bruxelles dimostrano di considerare i popoli europei non come comunità portatrici di valori e di storie, ma come masse da manipolare e da sacrificare sull’altare di un progetto elitario e tecnocratico. Un progetto che ha mostrato tutta la sua natura malata fin dal 1992, quando i Trattati di Maastricht trasformarono la Comunità Economica Europea nella mostruosa costruzione della moderna Unione Europea. Da comunità di Stati sovrani, legati da accordi di cooperazione economica, si passò a un’ibrida "unione pattizia di Stati", come la definì la stessa Corte Costituzionale tedesca, un'entità volutamente indefinita, transitoria, progettata per accompagnare i popoli europei verso la costruzione di un superstato federale: gli Stati Uniti d’Europa.
Nessuno ci ha mai chiesto se volevamo tutto questo. Nessuno ha mai sottoposto a voto popolare il progetto di cancellare le identità nazionali e di ridurre la sovranità degli Stati a una parvenza formale. Ma la vera tragedia è che questo disegno già di per sé autoritario si è intrecciato con una visione economica di matrice socialista e dirigista, che ha progressivamente soffocato la vitalità economica dell’Europa.
La combinazione di regolamentazioni ossessive, tasse sempre più alte, rigidità burocratiche e programmi economici pianificati dall’alto ha progressivamente smantellato la capacità produttiva e la competitività delle economie nazionali. L’economia reale è stata sacrificata a vantaggio di una redistribuzione ideologica e clientelare, basata sul "lobbismo", dove il merito e la libertà d’impresa sono stati sostituiti dal sussidio e dall’intervento statale, sempre più invasivo e inefficiente.
Oggi, di fronte al fallimento evidente di questo modello, che ha portato l’Europa in una crisi sistemica da cui non riesce più a uscire, le stesse élite responsabili di questo disastro ci presentano la corsa al riarmo come soluzione miracolosa. Non il rilancio della libera impresa, non la riduzione del carico fiscale, non lo smantellamento di un apparato burocratico parassitario e di un sistema assistenziale insostenibile: niente di tutto questo. La soluzione che ci viene proposta è una sola: armarsi fino ai denti e trasformare il continente in una gigantesca macchina da guerra.
Questa scelta, oltre che economicamente insensata, è moralmente inaccettabile per chi, come me, crede nella vocazione cristiana dei popoli europei. La pace è un valore non negoziabile, che non si costruisce con la corsa agli armamenti, ma con la giustizia e con la difesa della verità. Pensare di rilanciare l’economia europea puntando sull’industria bellica è la confessione di un fallimento politico, economico e culturale totale.
L’Europa non ha bisogno di più armi, ma di più libertà, più impresa, più identità. Ha bisogno di smantellare il dirigismo ideologico che l’ha portata sull’orlo del collasso e di riscoprire le radici della sua prosperità storica: la libertà dei popoli, la sussidiarietà, il rispetto delle diversità nazionali, la difesa delle famiglie e della vita, il primato della persona sulla macchina burocratica.
Respingere il piano Rearm Europe non è solo una scelta di buon senso economico, ma è un dovere morale per chi crede nella civiltà cristiana e nella missione di pace che l’Europa dovrebbe incarnare. L’alternativa esiste: si chiama libertà, verità e giustizia. E noi continueremo a batterci per questa Europa, contro l’Europa delle armi, delle burocrazie e delle élite senza Dio.