IN DIFESA DELLA PRIVACY - Io ho tutto da nascondere!
La più classica delle obiezioni contro chi si lamenta per l'invasività del controllo statale, e non solo statale, connesso con le attività digitali sempre più inevitabili è: "Di cosa ti preoccupi? Basta non aver nulla da nascondere". Invece io, cittadino inattaccabile, ho molto da nascondere.
Prima di entrare nell'argomento voglio ribadire una cosa: ho 51 anni e sono incensurato, non commetto reati, non ho vizi di alcun tipo, avendo sempre condotto vita da sportivo, da persona pulita nel corpo e che cerca sempre la pulizia dell'anima, non traffico in droga, né in armi, né in esseri umani, non ho attività illecite, non faccio alcunché tra le cose considerate comunemente vergognose o da nascondere, e potrei venire seguito da una telecamera come nel "Truman Show" senza compromettermi.
Al massimo posso dire "testa di cazzo" a qualche persona che passa in TV e dice cose che trovo inaccettabili per la malafede manifesta, e questo accade nelle rarissime volte che la accendo. Ma in quei frangenti sono da solo e alla stessa persona lo direi anche a tu per tu, apertamente, guardandola negli occhi. Chiunque mi conosca, anche poco, sa che difficilmente sono aggressivo, ma che quando uno se le chiama non le ho mai mandate a dire per interposta persona. Detto questo, perfino il mio PC può venire messo a disposizione di trasmissioni come "Le iene" o "Report" perché nessuno potrebbe trovarci qualcosa di disdicevole, nemmeno nella cronologia.
Pur tuttavia io sono geloso della mia privacy. Voglio dire: se io voglio che qualcosa si sappia, sono io a dirlo e a renderlo noto. Alla maggior parte del mondo non ne può importare di meno, ma quei pochi che hanno interesse per i fatti miei devono saperli solo da me; oppure dai giornali e dai social, se faccio qualcosa di pubblico che viene risaputo, poco o tanto.
Io non voglio che lo Stato, né le corporations BigTech o chiunque altro, sappia chi vedo nel privato, chi sono le persone che ho a cuore, dove sono stato a mangiare tre mesi fa e cosa ho ordinato dal menù, cosa dico ai miei parenti nelle chat di messaggistica, quale sport mi piace guardare, quale mi piace praticare, che ricerche faccio, quali sono le mie convinzioni politiche o religiose se non volessi rivelarle (io lo faccio, ma è una mia scelta), dove vado in vacanza, se ci vado e con chi ci vado. Anche per quanto riguarda il mio reddito, o che lavori faccio, riguarda il Fisco nei soli termini necessari a stabilire l'ammontare delle imposte, e non riguarda nessun altro. Io ho smesso di fare l'imprenditore nel 2009, dopo 17 anni di soddisfacente attività, e poi sono passato all'insegnamento e alla pubblicistica, ma continuo a reputarmi un uomo d'affari. Per la precisione: gli affari miei! E gli affari miei sono solo miei, non sono di nessun altro!
Pertanto l'obiezione: "Cosa hai da nascondere? Se non hai qualcosa da nascondere, puoi stare tranquillo" a me semplicemente suona come la dichiarazione di sottosviluppo mentale da parte di chi la pronuncia. Questo perché è la prova che tale subnormale non ha capito che lo Stato, e chiunque altro disponga dei dati relativi alla mia privacy, non è mio amico e non si sa cosa possa fare di quei dati. Nella migliore delle ipotesi cerca di trarre un profitto, magari inutilmente, attraverso il marketing seguente al processo di "profilazione" che si fa con quelle informazioni; ma di ipotesi peggiori ce ne sono talmente tante che mi pare offensivo per l'intelligenza di chi legge doverle elencare.
Pertanto, alla domanda "Cos'hai da nascondere?" la mia risposta è "Tutto quello che non rivelo io" e va detto che la legge sulla privacy attualmente in vigore è già di gran lunga superata dall'evoluzione della tecnologia, al punto da rendere necessario - sebbene non ve ne sia più neanche la sensibilità - un profondo aggiornamento. Che non ci sarà, credo, perché l'interesse a farsi gli affari privati delle persone è talmente grande da parte dello Stato, delle corporations e di tutti gli altri soggetti che lo stanno facendo senza il nostro deliberato consenso, da non lasciare spazio a chi vorrebbe tutelarsi.
La domanda che il lettore si farà è: "Ma allora perché lo scrivi e ti lamenti?". Risposta: "Perché spero che tu ci rifletta sopra e faccia mente locale, perché così non va bene e bisognerebbe mettere un freno al controllo totale delle nostre vite".