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Politica e Società 02-12-2022

IL PUNTO SULLA GUERRA - Salto di qualità

Con le elezioni di Mid Term negli USA che hanno inciso poco (come da me previsto) sulla Presidenza DEM, la guerra in Ucraina non va verso la conclusione ed entra in una fase completamente nuova. Pessime notizie, quindi, per i civili e per tutti gli europei.

 

 

Eccoci al punto mensile sulla guerra in Ucraina che io commento avvalendomi di fonti personali, direttamente dai luoghi del conflitto, oltre che bilanciando due sistemi di menzogne: la propaganda occidentale (leggi: USA) con la propaganda della parte contraria (Russia) che si trova grazie ai canali Telegram, l'unico strumento che in Occidente sfugge alla censura del regime mondialista.

Avevamo lasciato la Russia a inizio Novembre in preparazione per l'inverno, ad assestare le linee difensive sui territori conquistati e a logorare le infrastrutture ucraine, dopo averne quasi annientato l'esercito regolare, in attesa delle elezioni americane del 8 novembre dove un cedimento dei Democratici avrebbe aperto lo spiraglio per la trattativa diplomatica. In vista di questo, i russi hanno inscenato la ritirata strategica da Kherson sul fronte meridionale per scopi sia tattici che diplomatici, offrendo ai soldati filo NATO mischiati agli ucraini un successo parziale, da sbandierare come grande trionfo per potersi sedere al tavolo delle trattative. I russi, in verità, hanno evacuato dalla città i civili russofoni e le truppe, poiché la sua collocazione oltre il grande fiume Dnepr la esponeva a un assedio indifendibile in inverno, se non a prezzo di perdite ingentissime, e conveniva semmai ribaltare i ruoli. La vera difficoltà era quella di far digerire all'opinione pubblica una perdita territoriale poiché, a discapito delle menzogne occidentali, in questo momento in Russia prevalgono 3 correnti di pensiero: i sostenitori di Putin, maggioranza relativa, che lo appoggiano incondizionatamente; i falchi, rappresentati da Medvedev, che vorrebbero la conquista dell'Ucraina intera e non solo del Donbass, i quali mal digeriscono il pragmatismo e la prudenza di Putin; i fanatici-mistici, che ritengono sia i primi che i secondi troppo fiacchi e che vorrebbero aderire a una crociata contro l'Occidente perverso, indetta dalla Chiesa Ortodossa in luogo dello Stato. Il dissenso alla guerra invece è ai minimi, mentre il dissenso al regime è di senso contrario a quanto spererebbero gli americani: minimo da parte di filo-occidentali, maggiore da parte di nazionalisti aggressivi. Di fatto, Putin è il più moderato ed è comunque saldissimo al potere. Nel frattempo, la vita scorre normale in Russia, senza alcun effetto rilevante sul fronte dei prezzi e del tenore di vita, perfino nella regione di Rostov sul Don che è la più prossima al confine e riceve, di tanto in tanto, qualche sporadico attacco missilistico ucraino (una fabbrica è stata colpita a Novoshakhtinsk nottetempo, senza vittime; a Belgorod, più a nord, è stato colpito un palazzo e sono morte 3 persone).

In questa situazione, le elezioni americane hanno consegnato ai Repubblicani la maggioranza solo alla Camera e non al Senato. Uno stallo che produrrà sicuramente effetti dal 2023, poiché la Camera decide sui finanziamenti e sulla spesa, ma non tali da paralizzare la strategia dei DEM che, semmai, cambierà dal 2024 in vista delle presidenziali. Ci aspetta dunque un anno di prosecuzione delle ostilità, secondo le nuove modalità che descriverò tra poco.

Sfumata la possibilità di intavolare trattative con gli USA, che ormai hanno preso possesso dell'apparato statale dell'Ucraina da tutti i punti di vista e la usano come paravento per un conflitto che ormai è tra Russia e NATO (ovvero USA, UK e Stati d'Europa di fatto sottomessi militarmente agli USA), la Russia ha abbozzato e si è predisposta alla nuova fase del conflitto, quella dell'inverno.

Usando il largo fiume Dnepr come barriera nella parte meridionale del Fronte, dopo aver abbattutto il grande ponte Antonovskj (l'unico nella provincia), e avendo puntellato la zona nord dopo il ritiro da Kharkiv, ora l'esercito russo avanza lentamente e metodicamente nella zona centrale, prendendo i paesi e i villaggi uno per uno; forze fresche hanno sostituito quelle stanche, attingendo all'enorme riserva del secondo più grande esercito di fanteria del mondo (dopo quello cinese) e nelle ultime due settimane di novembre l'avanzata si è concretizzata con uno spostamento del fronte di alcuni kilometri, mentre le condizioni del terreno e del clima sono in gravissimo inasprimento. Massicci bombardamenti missilistici hanno messo al buio e senza riscaldamento buona parte delle città ucraine e l'arrivo di dicembre fa presagire un dramma umanitario che potrebbe sconfinare nella tragedia. L'esercito ucraino originario è ormai allo stremo e la guerra viene sostenuta da truppe di lingua inglese e da mercenari stipendiati da Washington, tra i quali moltissimi sono i polacchi animati dal recondito desiderio di riconquistare la parte polacca dell'Ucraina (area di Leopoli) oltre che dal viscerale storico odio antirusso.

Per chiudere, in sintesi: la guerra ormai è diventata uno scontro tra Russia e Occidente a trazione americana, tra Mosca e Washington con i rispettivi blocchi sullo sfondo; la Russia ha trovato l'appoggio diplomatico della Cina, dell'India, quello aperto dell'Iran, ma persino un prudente favore inaspettato di gran parte del mondo islamico, con la Turchia (membro NATO) a ritagliarsi un ruolo di mediazione molto rilevante. La guerra viene sostenuta dall'economia e la Russia gode di due vantaggi: è autosufficiente per materie prime e cibo e, inoltre, la sua gente è abituata a un tenore di vita assai più basso di quello che in Occidente verrebbe ritenuto inaccettabile e verso il quale si sta andando a grandi falcate, tra inflazione e crisi energetica. Per gli armamenti, la Russia non ha problemi di scorte e ha incrementato la produzione di quelli nuovi, mentre sull'altro fronte gli USA fanno grandi affari essendo ormai i padroni dell'Occidente soprattutto sul piano militare. L'interesse degli USA è nella prosecuzione della guerra in uno stato di stallo, senza che vi sia un'escalation con rischi nucleari, senza che la Russia ottenga una vittoria sul campo e con l'industria manifatturiera di Germania e Italia che verrà ridotta sul lastrico, con una UE che diverrà a tutti gli effetti una riserva di caccia privata di Washington; la Brexit dei loro alleati storici assume connotati diversi, col senno di poi.

In tutto ciò manca una parola sull'Ucraina, rimasta sullo sfondo perché è, nei fatti, ridotta a sceneggiatura di questo teatro bellico: un conto sono i civili, martoriati, incolpevoli, strumentalizzati, vere vittime verso le quali pietà e solidarietà sono spontanei; un conto diverso è il regime guidato da Zelensky, inqualificabile per la presenza massiccia di componenti ideologiche dichiaratamente neonaziste e per il suo asservimento agli USA, con questioni torbide che andrebbero chiarite, relative a rapporti oscuri con soggetti del Deep State americano, riguardanti cose orribili sulle quali per ora preferisco sorvolare perché i riscontri oggettivi ci sono, ma sono ancora troppo pochi. Ora che la guerra non è più, nei fatti, tra Russia e Ucraina, la mia speranza è che il conflitto trovi una fine rapida, che l'Ucraina mantenga i territori rimasti e che la Russia si accontenti di quelli abitati da russi e già conquistati, e che finisca la carneficina in corso. Purtroppo, a essere sincero, non credo che questo avverrà entro il 2023 e temo che bisognerà aspettare le presidenziali USA del 2024, perché solo un cambio di regime negli USA può consentire una resa dei conti seria e responsabile in Ucraina, facendo venire alla luce i traffici inconfessabili che il regime DEM non acconsentirà mai a far emergere spontaneamente.

 

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