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Politica e Società 06-10-2022

IL PUNTO SUL CONFLITTO IN DONBASS - La "bomba" del New York Times

Dopo l'annessione per via referendaria delle quattro regioni conquistate militarmente è iniziata una fase nuova, molto pericolosa. E il New York Times manda, con singolare tempismo, un messaggio in codice a Zelensky, scaricando sugli ucraini la responsabilità dell'omicidio di Daria Dugina

 

 

Avevo fatto il punto sulla situazione del conflitto in Donbass tra Russia e Ucraina appena prima dell'annessione dei territori delle 4 regioni di confine conquistate dalla Russia nei primi 7 mesi di combattimenti e chi volesse rileggerlo (sempre qui sul mio sito personale) potrà confrontarlo con la realtà dei fatti e, sul verso opposto, con l'inasprimento della propaganda USA-UE-NATO, entità ormai sempre più dentro al conflitto.

A distanza di una decina di giorni sono avvenuti fatti decisivi: la Russia ha formalizzato l'annessione dei territori e ha dichiarato conclusa la prima fase dell'operazione militare speciale (SMO), dichiarando di essere pronta a sedere al tavolo delle trattative; contemporaneamente ha mobilitato i riservisti dell'Esercito in tutta la Federazione Russa, per difendere i nuovi confini e ribaltare il rapporto numerico finora svantaggioso con le truppe ucraine, supportate dai gruppi di "contractors" (mercenari) occidentali; nel mar Baltico è stato fatto esplodere il gasdotto North Stream (come riportato in un altro articolo consultabile su questo sito, col "segreto di Pulcinella" sui responsabili) che ha ulteriormente isolato l'UE dalle forniture russe; l'OPEC ha deciso di tagliare fortemente la produzione di petrolio globale, favorendo così la Russia che è uno dei principali membri produttori e suscitando la protesta del Presidente USA Biden; Zelensky ha firmato un decreto che vieta all'Ucraina la pace fino a quando Putin sarà al potere in Russia; sul campo di battaglia, dopo alcuni giorni di arretramento controllato, proprio oggi la Russia ha inferto pesantissime perdite umane agli ucraini e ha riconquistato un fazzoletto di terra, peraltro poco rilevante, ma si stanno confermando le linee strategiche descritte nel precedente articolo.

Però il fatto politicamente più significativo, se viene capito, è l'articolo del New York Times dove si citano fonti della CIA che scaricano la responsabilità dell'attentato omicida nei confronti della figlia di Alexander Dugin, Daria Dugina, in capo all'intelligence ucraina che aveva decisamente negato ogni responsabilità, cercando di farla passare per questione di dissenso interno alla Russia. Cerchiamo di capire cosa questo voglia dire.

La situazione militare è entrata in una nuova fase non più dinamica, ma statica, in vista dell'inverno ormai alle porte in quella regione, col freddo che già morde e la pioggia che rende fangoso il terreno destinato a ghiacciarsi entro un mese. La Russia ha ottenuto gli obiettivi militari dichiarati, anche se mancano alcune porzioni di territorio che verranno prese quest'inverno in assenza della fine delle ostilità, fine resa improbabile dal summenzionato decreto di Zelensky. Militarmente è impossibile per gli ucraini una riconquista e questo va saputo, nonostante la martellante propaganda dei massmedia occidentali descriva una Russia allo sbando e un Putin alle corde e sconfitto; non più tardi di una settimana fa in Russia si è festeggiata la vittoria della prima fase della guerra, questo è un fatto e le opinioni stanno a zero.

L'unico modo per sovvertire l'esito del conflitto, fin qua favorevole alla Russia, è un coinvolgimento massiccio della NATO che però dovrebbe dichiarare guerra alla Russia che in guerra con la NATO non è. Questo significherebbe l'inizio della terza guerra mondiale e la Russia ha già fatto capire di avere pronto il suo arsenale nucleare, il più grande del mondo e tecnologicamente all'avanguardia: sarebbe la fine della civiltà e nemmeno gli USA sono in grado di vincere quel tipo di conflitto. Pertanto la strategia USA sarà quella dell'escalation di provocazioni, l'aumento delle sanzioni economiche e politiche, il prolungamento del conflitto con l'accensione di nuovi fuochi (Azerbaigian-Armenia, sommosse in Iran che è alleato di Putin, combattimenti in Siria dove la Russia ha fermato l'ISIS e impedito il "regime-change" voluto dagli USA, disordini nelle repubbliche confinanti con la Siberia meridionale) con lo scopo di logorare il regime russo e l'economia del Paese, generando malcontento nell'opinione pubblica che in questo momento è graniticamente dalla parte di Putin.

Ma bisogna evitare che i russi si sentano minacciati al punto da reagire con l'arma nucleare e per fare questo bisognava far capire a Zelensky che non deve tirare la corda oltre il consentito, altrimenti verrà scaricato su due piedi e a quel punto la sua pelle varrebbe quanto quella di altri "leader fantoccio" scaricati in passato. Ecco quindi spiegato il significato dell'articolo così singolarmente puntuale del New York Times.

Cosa aggiungere, visto che le linee dei prossimi mesi sono già state descritte nel precedente articolo e stanno prendendo esattamente quella forma? Va aggiunto che l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, secondo l'art.11 della Costituzione più violata del mondo. Inviare soldi o armi a un regime come quello ucraino che rifiuta la pace per decreto, un regime che bombardava i civili del Donbass da 8 anni e che è responsabile di attentati omicidi terroristici in stile mafioso contro una civile come era Daria Dugina, o sostenere acriticamente una linea politica che va contro tutti gli interessi economici italiani, solo per compiacere gli USA, è davvero umiliante e frustrante. Ma almeno dovrebbe far capire a tutti che gli attuali partiti politici non hanno nel loro DNA il cambiamento, chiunque governi. Percui o ci si rassegna, o si comincia a combattere politicamente per un reale cambio di paradigma, sapendo che ci si scontra con la cattiveria spietata degli USA che hanno le basi militari sul nostro territorio, e che non ci libereremo senza pagare un prezzo. Ma senza pagarlo, non ci libereremo mai e crolleremo con loro, poiché il crollo di un Sistema iniquo e predatorio come quello degli USA è storicamente certo e inevitabile. E' solo questione di anni, forse non molti.

 

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