ID WALLET + GREEN PASS = MODELLO CINESE
La transizione digitale e la transizione ecologica sono due dei pilastri del Big Reset e dell'Agenda 2030 dell'ONU. L'Unione Europea ha già definito la strada che gli Stati Membri dovranno percorrere in tal senso. Ma dove portano queste strade?
Nel recente vertice internazionale denominato "G-20" che si è tenuto a Bali in Indonesia sono stati affrontati tutti i temi di attualità e, nella risoluzione finale, sono stati riassunti alcuni obiettivi posti per il futuro. Non è mancato il riferimento alla gestione di future pandemie, date per certe a breve termine (sfera di cristallo?) e sulla base di questo problema si è pensato di introdurre l'estensione dell'Identità Digitale (ID), comprensiva dei passaporti vaccinali, a tutto il pianeta.
Quando si parla di ID non si intende solo in già noto Green Pass - il cui nome spiega meglio di ogni discorso che è stato concepito per applicazioni sociali che vanno ben oltre l'emergenza sanitaria e verso la transizione ecologica - ma anche la versione digitale di tutti i documenti che abbiamo in portafoglio: carta d'identità, tessera sanitaria, patente di guida, bancomat, carte di credito e, volendo, ogni altra tessera per qualsiasi attività. Non solo lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), ma un vero e proprio "portafoglio digitale" (ID Wallet).
Questa cosa, come in genere ogni strumento, non è cattivo in sè e anzi può offrire aspetti sicuramente vantaggiosi per semplificare molte pratiche quotidiane, ma solo ad alcune condizioni, di cui due fondamentali. La prima è che non si deve eliminare la possibilità di fare le cose col vecchio sistema, perché non deve diventare obbligatorio dipendere dalla tecnologia e quindi avere uno smartphone, un codice QR, un conto in banca; a ogni persona deve venire garantita la libertà di non avere un telefono, una casella di posta elettronica, di poter usare il contante a piacimento e di poter esibire un documento materiale in luogo di quello digitale. La seconda, direttamente conseguente alla prima, consiste nel fatto che la legge dovrà vietare allo Stato di usare il suo potere per limitare l'uso di uno qualsiasi di questi strumenti digitali, ovvero dovrà essere vietata nelle democrazie l'applicazione del sistema di credito sociale in uso in Cina.
Quest'ultimo punto porta a una riflessione che svilupperò in ulteriori articoli, perché merita di venire approfondito a parte. Qui va anticipato l'essenziale: nel confronto globale fra Occidente democratico e Oriente dispotico (sul tema del "dispotismo orientale" si studiano interi libri in Scienza Politica e in Storia e Filosofia del Pensiero Politico) stiamo assistendo all'affermazione progressiva del secondo, a causa del fatto che l'Occidente ha rigettato il suo patrimonio fondativo consistente nell'eredità cristiana, nella quale aveva rielaborato anche tutta la tradizione antica, e nel nichilismo materialista e consumista con il quale lo ha sostituito non trova alcun argomento da opporre, in particolare al modello cinese, fondato sul pensiero unico e sul "censorato" (sistema di controllo sociale in uso da 23 secoli), ma in modo minore anche al modello indiano basato sulle caste chiuse, o al modello islamico basato sull'autoritarismo teocratico (in Occidente si sostituisce Allah con la "dea Scienza", ma il principio è lo stesso). Su questo tema sarà bene svolgere parecchi approfondimenti, perché è politicamente uno degli aspetti più rilevanti del tempo presente.
In chiusura aggiungo solo una domanda: c'è ancora qualcuno in giro convinto che il Green Pass servisse solo temporaneamente e solo per l'emergenza sanitaria da Covid-19? Risposta: purtroppo sì, perché in giro è pieno di "persone che arrivano in ritardo a capire le cose", cioè di ritardati mentali. E il Potere lo sa, e li usa come massa in sovrannumero per sconfiggere democraticamente quelli con facoltà mentali normali. Ecco perché c'è da avere paura della "transizione digitale" e delle sue applicazioni concrete, spacciate a fin di bene e miranti invece al controllo totale, verso il superamento della democrazia con la tecnocrazia.