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Politica e Società 12-03-2025

GEORGESCU E LA DERIVA AUTORITARIA IN UE

L'esclusione dalle elezioni presidenziali rumene di Calin Georgescu rappresenta una svolta storica per la "transizione istituzionale" da democrazia a tecnocrazia autoritaria nell'area UE. L'allarme è suonato, ora è tutto chiaro.

 

 

IL CASO GEORGESCU E LA DERIVA AUTORITARIA IN UE

La recente esclusione dalle elezioni presidenziali di Călin Georgescu in Romania è un evento gravissimo, che dovrebbe scuotere le coscienze di chiunque creda ancora nella democrazia e nella libertà politica in Europa. Georgescu, noto per le sue posizioni sovraniste, identitarie e anti-globaliste, è stato di fatto eliminato dalla scena politica con una mossa che ricorda più i metodi delle dittature del passato che quelli di una democrazia liberale.

Ma il suo caso non è isolato. Fa parte di un piano preciso, portato avanti in tutta Europa, per criminalizzare il dissenso con le solite accuse standardizzate e false di “filo putinismo” e “nazifascismo”, tramite le quali cancellare dalla competizione politica chiunque osi sfidare il potere delle élite globaliste e apolidi che governano l’Unione Europea.

Un’Europa che ha paura delle elezioni

I segnali sono ormai chiarissimi: il regime tecnocratico dell’UE ha paura della volontà popolare. Lo abbiamo visto in Germania, dove tutti i partiti sistemici si sono uniti in una conventio ad excludendum per impedire l’accesso al potere all’AfD, nonostante i suoi successi elettorali. Lo vediamo in Italia, dove personaggi come Calenda e i suoi compagni di "Azione" – fedeli all’ideologia globalista – invocano uno “Scudo Democratico” per escludere dall’elettorato passivo chi non si allinea al pensiero unico progressista.

Cosa significa questo in concreto? Significa che in Europa si vuole instaurare un regime in cui solo chi è allineato con il Sistema può candidarsi, mentre ogni alternativa viene criminalizzata e perseguitata.

La retorica utilizzata per giustificare tutto questo è sempre la stessa: lotta alla “disinformazione”, difesa dei “valori europei”, contrasto alla “minaccia sovranista”. Tutti concetti vuoti e neppur troppo velatamente orwelliani, che nascondono la vera agenda: il divieto di ogni opposizione reale e la trasformazione della politica in un gioco a senso unico, dove il potere si autoconserva senza più bisogno del consenso popolare.

La sconfitta dei globalisti in USA accelera la repressione in Europa

La paura è palpabile. Con la sconfitta dell’amministrazione Biden e il ritorno al potere di Trump e dei suoi alleati – tutti dichiaratamente anti-globalisti e favorevoli a una politica multipolare – le élite dell’UE sanno che il loro progetto di totalitarismo tecnocratico sta perdendo il principale sostegno esterno.

Per questo stanno accelerando i loro piani, gettando definitivamente la maschera e mostrandosi per ciò che sono: una classe dominante che non ha più nulla di democratico e che vuole trasformare l’Europa in un regime autoritario, in cui la Commissione UE diventa il vero governo sopra gli Stati membri, privandoli della loro sovranità e imponendo leggi e regolamenti senza alcun controllo popolare.

Verso una tecnocrazia senza popolo?

Chi ha creduto per anni alla narrazione dell’UE come “garante della democrazia” ora deve fare i conti con la realtà: la democrazia, per i padroni di Bruxelles, è solo uno strumento da usare finché conviene, per poi essere eliminato non appena diventa un ostacolo.

Se non reagiamo subito, ci troveremo di fronte a un’Europa in cui:

  • L’opposizione sarà criminalizzata e i leader sovranisti perseguitati, come sta già accadendo.
  • Le elezioni saranno svuotate di significato, con la creazione di barriere legali che impediranno ai veri avversari del globalismo di candidarsi.
  • Gli Stati nazionali diventeranno semplici esecutori degli ordini della Commissione Europea, ormai svincolata da ogni controllo democratico.

Questo è il vero volto del progresso secondo l’UE: un nuovo totalitarismo tecnocratico, che usa la retorica dei “diritti” e della “tutela democratica” per soffocare ogni dissenso e imporre il pensiero unico.

L’arresto di Călin Georgescu è un monito. Ma può essere anche un punto di svolta. Se vogliamo difendere la nostra libertà, la nostra identità e il nostro futuro, dobbiamo avere il coraggio di denunciare questa deriva e di combatterla con tutti i mezzi democratici a nostra disposizione.

Perché se oggi è toccato a Georgescu, domani potrebbe toccare a chiunque osi sfidare il potere delle élite globaliste.

 

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