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Politica e Società 21-09-2022

ESCALATION DELLA GUERRA IN EUROPA - Il Punto.

L'annuncio del prossimo referendum di annessione per i territori russofoni conquistati finora dalla Russia nel corso dell'Operazione Militare Speciale iniziata nel 2022 sta spostando il livello di tensione verso il rischio del conflitto nucleare, come prevedevano fin dal principio i commentatori più accorti. Cosa sta succedendo e perché?

 

 

Nel bombardamento quotidiano di notizie, in mezzo al quale molti vanno in cerca della versione che più piace a loro, si rischia di perdere di vista la situazione nei suoi tratti fondamentali e questo vale tanto per la guerra in corso tra Russia e Ucraina, quanto per ogni altro aspetto della vita politica nazionale e internazionale. Siccome siamo giunti a uno snodo fondamentale della vicenda, è opportuno fare mente locale per capire cosa conviene a noi cristiani ancora cattolici, residenti nella Repubblica Italiana (quando uso il "noi" non parlo di altri, e dicendo "ancora" sto restringendo il campo di molto).

Andiamo in ordine. Punto primo: la guerra in Donbass dura dal 2014 e chi mi conosce sa quante volte ne ho parlato. L'opinione pubblica ne era all'oscuro e infatti oggi viene indotta a pensare a un'improvviso attacco espansionistico, di marca imperialista, da parte della Russia che sarebbe guidata da un'autocrate pazzo attorniato da un'oligarchia di fanatici. Niente di più falso, va detto. Putin ha continuato a offrire la disponibilità di trovare una soluzione pacifica per tutti gli 8 anni prima di intervenire nel territorio a maggioranza russofona del Donbass, sottoposto a giurisdizione ucraina e martoriato dalla guerra. Tutti i tentativi diplomatici sono stati vanificati dal secco rifiuto della controparte occidentale. La Russia, intervenendo in favore dei connazionali che vivono oltre il confine con l'Ucraina, mal ritagliato durante il periodo dell'URSS tra quelle che erano due repubbliche sovietiche, ritiene di compiere un'azione difensiva e non un'operazione aggressiva. Se non si capisce questo punto fondamentale, è incomprensibile tutta la situazione che si è venuta a creare. La Russia non si arrenderà mai e se dovesse essere messa alle strette è disposta a qualsiasi esito, anche la guerra nucleare totale sul principio: "Muoia Sansone con tutti i Filistei".

Punto secondo: la Russia non ha dichiarato guerra all'Ucraina proprio perché ritiene di compiere un'azione di tutela verso i propri connazionali residenti sul territorio di un altro Stato, nel quale erano perseguitati da 8 anni. Il potenziale militare messo in campo dalla Russia è circoscritto all'esigenza di una guerra della durata di alcuni mesi, fino alla conquista dei territori russofoni (la regione del Donbass comprendente gli "oblast" - le province - di Lugansk e Donetsk). La Russia non ha mobilitato le riserve dell'Esercito e non ha dichiarato lo stato di guerra, infatti la vita in Russia scorre finora normalmente come per l'operazione in Siria, o per quella del recente passato in Cecenia. L'obiettivo della SMO (Special Military Operation) è l'annessione del Donbass e il definitivo riconoscimento dell'annessione della Crimea del 2014, accompagnato dalla neutralizzazione militare e diplomatica dell'Ucraina per evitare che la NATO si posizioni sul confine russo. Sono obiettivi dichiarati dal principio e va ricordato, a chi lo dimenticasse, che il Donbass sta all'Ucraina come il Sud Tirolo sta all'Italia, demograficamente parlando. Sono russi di lingua, di cultura e di stirpe, come i sudtirolesi sono in larga maggioranza austriaci.

Punto terzo: sta arrivando l'inverno e in quella regione la stagione è già avanti. Guardare la mappa del territorio del conflitto è necessario. La recente avanzata ucraina nella zona di Karkhiv è riuscita anche perché i russi si stanno posizionando dietro a confini naturali solidi, come certi fiumi difficili da valicare, in vista della prosecuzione della guerra. Infatti è venuto meno l'obiettivo di chiudere la SMO entro il 2022 per la massiccia resistenza dell'esercito ucraino, sovvenzionata dalla NATO (leggi: USA). La guerra continuerà perché gli USA ormai si sentono parte in causa e non intendono mollare, a costo di sacrificare prima gli ucraini e poi anche gli europei.

Punto quarto: la Russia fa indire adesso, a fine Settembre, un referendum di annessione ai territori occupati (sono 4: i due citati e anche Kherson più una parte di Zaporizhzhia) perché intende affrontare l'inverno con la strategia della guerra di posizione. Annettendo i territori, questi sarebbero parte della Russia e in caso di attacco da parte ucraina scatterebbe il diritto di difesa e la mobilitazione nazionale. In quel caso, l'intero potenziale bellico russo verrebbe impiegato e si tratta del più grande arsenale del mondo con un esercito secondo numericamente solo a quello della Cina. Significa chiudere la partita con l'Ucraina, a meno che non intervenga direttamente la NATO (leggi: USA) a far deflagrare un conflitto distruttivo per l'umanità intera. Più verosimilmente, significa che ci sarà un inverno di forti tensioni, di provocazioni violente da ambo le parti, forse di armamenti aggressivi forniti all'Ucraina oltre a quelli difensivi, cioè anche missili a lunga gittata che però esporrebbero anche il resto dell'Ucraina alla logica rappresaglia russa. Nel frattempo, la crisi energetica sconquasserà l'Europa e gli scenari sociopolitici ed economici che si verranno a delineare sono tutti da capire.

Punto quinto: la Russia sta agendo con fredda determinazione, eseguendo un piano predefinito nel caso che la piega degli eventi fosse stata questa. Prima di dichiarare l'indizione di referendum c'è stato il vertice di Samarcanda dove Putin ha incontrato l'omologo cinese XI Jinping e qualcuno forse ricorderà che lo stesso avvenne prima dell'inizio della SMO, in febbraio. La Cina è al corrente delle operazioni dal principio, mantiene una posizione defilata per scelta strategica, ma sostiene la Russia per ragioni di interesse e con sullo sfondo la questione di Taiwan. La Russia non sta agendo in preda al panico perché in rotta mililtare e con le spalle al muro, come dice la propaganda occidentale (leggi: USA). I russi appoggiano Putin come mai in precedenza, si sentono aggrediti dall'Occidente (a torto o a ragione, io riporto le testimonianze personali che ho per mia conoscenza) e sono pronti a tutto per non arrendersi.

Punto sesto: il blocco economico mondiale alternativo al monopolio del Dollaro, nato come conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia, si sta consolidando e questo sta facendo tornare fiumi di dollari da tutto il mondo all'interno del circuito americano, facendo esplodere l'inflazione e mettendo a nudo le debolezze di un sistema fondato su presupposti insostenibili senza la possibilità di scaricare sul resto del mondo la moneta eccedente, tramite lo strapotere politico derivato dalla vittoria nella Guerra Fredda. Ma dopo 30 anni dalla fine di questa, il mondo è cambiato e non accetta più un sistema unipolare a guida americana.

Dunque, cosa interessa a noi cristiani ancora cattolici residenti in Italia? A noi interessa la pace, immediata. A noi interessa avere rapporti buoni con la Russia. A noi interessa liberarci dalla morsa di una potenza non cattolica come gli USA, portatori di valori per noi distruttivi. A noi interessa edificare una comunità europea di popoli e di libere nazioni "indipendenti nell'interdipendenza", organizzate ciascuna con un modello federale di tipo svizzero ispirato al principio di sussidiarietà. A noi interessa poter lavorare, commerciare, crescere i nostri figli in armonia con gli altri popoli della Terra, vivendo secondo i nostri valori sui territori che i nostri avi ci hanno tramandato in eredità dopo averli conquistati, costruiti col lavoro e averli civilizzati. A noi non interessa la prosecuzione della guerra in corso che minaccia di coinvolgerci direttamente.

Perciò dobbiamo proporre l'immediato "Cessate il fuoco", lavorare per la pace e per la ridefinizione dei confini secondo la democrazia e la reale demografia dei territori coinvolti, in base al principio di autodeterminazione dei popoli. La Russia dovrà farsi carico dei danni inferti al resto dell'Ucraina e, a pace fatta, saremo tutti felici di aiutare l'Ucraina a risollevarsi, a condizione che anche lì venga ripristinata una vera democrazia al posto dell'attuale regime. Dobbiamo agire così, anche se sappiamo che c'è un problema enorme che al momento pare insormontabile: la insaziabile sete di dominio sul mondo degli Stati Uniti d'America, il principale nemico della pace che non accetta di ridimensionare il suo ruolo da "unica" potenza politica, economica e militare, a semplice "principale" potenza. Da unici a primi. Ma a chi guida la Politica negli USA, cioè al grande potere della Finanza, questo non garba. E allora dobbiamo sempre ricordarci anche di pregare...

 

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