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Politica e Società 01-12-2023

COP28: rito annuale della "nuova religione globalista"

Si riunisce a Dubai la conferenza COP per il 28° anno e negli Emirati Arabi Uniti sono attese 100mila persone tra il 30 novembre e il 12 dicembre. Un vero e proprio Festival, o EXPO universale dell'ecologismo globalista.

 

 

Ogni religione ha i suoi riti annuali significativi e il totalitarismo mondialista, che ha ormai assunto tutti i caratteri del culto dogmatico religioso, non può essere da meno.

L'ecologismo è uno dei pilastri su cui si fonda questa "weltanschauung" (visione del mondo), assieme al relativismo etico, al soggettivismo, alla fluidità di genere, all'immigrazionismo, quest'ultimo finalizzato alla realizzazione del cosmopolitismo su scala mondiale. Pertanto è necessario che oltre alla celebrazione ordinaria, praticata giorno per giorno attraverso la liturgia dei telegiornali e dei mass media che ininterrottamente martellano su questo tema, vi sia anche la festa solenne specificamente dedicata. Ecco a cosa serve la COP (COP è l'acronimo di Conference of Parties, la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), giunta alla 28ma edizione che quest'anno si svolge a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre.

Le decisioni sono già tutte prese a livello governativo, nessuna persona seria può credere che le linee guida della politica possano venire modificate o stabilite in circostanze occasionali, ed esse seguono una "Road Map" ben definita a cui faremo un lieve accenno. Qui ci soffermiamo un momento su questo carrozzone, un vero e proprio Festival dell'ecologismo gnostico, un EXPO al quale sono attese qualcosa come 100mila persone da tutto il mondo, tra funzionari, attivisti, politici, uomini di spettacolo, giornalisti, visitatori accreditati, eccetera.

Fa un po' sorridere che per parlare di salvaguardia dell'ambiente si spostino masse di persone che raggiungeranno la Penisola Arabica per lo più in aeroplano, dunque producendo notevoli quantità di emissioni nell'atmosfera, solo per dare una vetrina e un'immagine di grandiosità al contesto nel quale verranno annunciate le decisioni prese per il prossimo futuro e verrà descritto il bilancio dell'avanzamento dei lavori rispetto agli accordi di Parigi del 2015 e alle altre convenzioni sul clima sottoscritte negli ultimi anni, in continua moltiplicazione. Ma, si sa, nella liturgia non si deve badare a spese, altrimenti la sacralità dei dogmi rischia di sembrare sminuita.

Di cosa si parlerà? Naturalmente delle "transizioni": climatica, energetica e digitale, tutte connesse tra loro, con la prima che serve a giustificare le seguenti che sono il vero centro d'interesse dell'élite mondialista.

Pertanto si parlerà di climatologia in chiave catastrofista, con decine di conferenze a supporto di tale visione, per arrivare poi alle soluzioni proposte per arginare il cambiamento climatico (che per dogma è causato dall'uomo, perché se fosse causato dai cicli naturali del Sole e della Terra verrebbe giù tutto il palco) e dunque si parlerà di valute digitali (leggi: percorso verso l'abolizione del contante), di nuovi modelli di agricoltura sostenibili (leggi: percorso verso il divieto di coltivare o allevare al di fuori del controllo delle multinazionali), di migranti climatici (leggi: percorso per mischiare tutti i popoli della terra al fine di sradicare le culture e le identità tradizionali, passaggio necessario verso la "Repubblica Mondiale" del futuro voluta dai mondialisti), di inclusività di genere (che c'entra sempre, perché fa comunque parte dell'ideologia finalizzata a realizzare un "uomo nuovo", obiettivo tipico di ogni totalitarismo della Storia).

Ovviamente sono invitati anche i rappresentanti delle religioni, come fossero funzionari di associazioni private o di ONG, tutti alla stessa stregua come nella migliore tradizione sincretistica che sta alla base del mondialismo, che considera falsa ogni fede diversa dalla sua e tutte le derubrica a espressioni culturali figlie di un determinato contesto storico e sociale. Doveva andarci anche il signor Bergoglio, l'argentino vestito da papa, ma si è dato malato per non dover abbracciare il Gran Mufti del Cairo, col quale pure firmò - sempre da queste parti - l'eretica "Dichiarazione di Abu Dhabi" del 4 febbraio 2019, ma che ultimamente si è pronunciato con gravi espressioni antisemite in seguito ai recenti fatti tragici del conflitto israelo-palestinese tuttora in corso.

Insomma, si tratta di un carrozzone mediatico allestito per dare all'opinione pubblica mondiale l'impressione che i "Grandi della Terra" sono coinvolti e responsabilizzati circa l'emergenza climatica, che stanno lavorando alacremente, che coinvolgono nel loro impegno la società civile e danno parola anche alle contestazioni della Greta di turno, e soprattutto che tutte le decisioni che andranno ad impattare sulla vita e sulla libertà delle persone sono prese per il bene di tutti, soprattutto per la salute della "Grande Madre Terra, il nostro pianeta, l'unico che abbiamo". E così i ggiòvani (con due g e l'accento sulla o) si sentono protagonisti del cambiamento, poveri polli!

 

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