CONFLITTO RUSSIA/USA IN UCRAINA: Il mio punto di vista mensile
Dopo che la Russia ha formalizzato l'annessione per referendum dei territori occupati nei primi 8 mesi di guerra, da inizio Ottobre è completamente cambiato lo scenario. Ora è palese che l'Ucraina è solo il territorio che gli USA adoperano per sfidare la Russia e il conflitto rischia di divampare ben oltre gli ambiti locali.
L'evoluzione degli eventi bellici sta seguendo un corso logico che conferma la bontà e la precisione delle analisi offerte su questo sito fino ad ora. Ancora per questa volta e - forse - per la prossima di fine Novembre, proporrò in chiaro questi contenuti, ma visto il clima di censura crescente e l'accusa di "antioccidentalismo" per chiunque cerchi di capire cosa davvero succede e non sposi la narrazione propagandistica degli USA, o delle sue organizzazioni vassalle (NATO e UE), è probabile che gli ulteriori articoli sul tema saranno riservati ai soli iscritti al sito.
A tal proposito chiedo ai lettori soddisfatti dai contenuti di diffonderne la conoscenza, dato che su Facebook ormai sono a un passo dalla cancellazione definitiva e la svolta di Twitter, con Elon Musk, è tutta da capire nei futuri sviluppi. Ma torniamo alla guerra in Ucraina.
Il mese di Settembre 2022 si era chiuso con l'annessione per referendum dei 4 territori conquistati finora dalla Russia e con la nomina a Comandante unico dell'Esercito russo di Sergej Surovikin, un "falco" con esperienza in Cecenia e Siria che ha subito impresso una svolta strategica netta, peraltro da me annunciata pochi giorni prima: prendendo le mosse dall'attentato al ponte di Crimea compiuto dagli ucraini, i russi hanno iniziato la terza fase del conflitto con un bombardamento a tappeto su tutte le infrastrutture energetiche e logistiche, con lo scopo di mettere in ginocchio l'Ucraina in vista dell'inverno incipiente. Dopo la prima fase del tentato blitz che provava a indurre un cambio di regime con la minaccia diretta a Kiev, fallito per l'immediato intervento occulto delle forze NATO già presenti sul territorio ucraino da prima dello scoppio del conflitto, c'è stata la seconda fase avente come scopo l'eliminazione dell'Esercito ucraino e la liberazione dei territori russofoni del Donbass, fase sanguinosissima che ha causato addirittura 387mila morti e 15mila invalidi fra i soldati ucraini (fonti ufficiali USA e UK) e - pare, perché manca la conferma russa - oltre 70mila morti fra i soldati russi (gli ucraini dicono 105mila). Una mattanza, a cui si aggiungono quasi 7mila civili. Ora c'è la terza fase, dovuta al rifiuto americano della proposta russa di trattare le condizioni per la pace; gli USA vogliono infatti solo il ritiro e la resa incondizionata della Russia. Terza fase che vede la Russia sulla difensiva, strategicamente, per quanto riguarda le operazioni di fanteria a protezione dei territori conquistati, e all'offensiva con aviazione e artiglieria missilistica per demoralizzare la popolazione civile e l'esercito avversario che ormai è composto per la parte ucraina da coscritti di riserva poco addestrati, essendo l'esercito regolare ucraino quasi annientato, e soprattutto da un gran numero di mercenari americani, inglesi e polacchi.
Ecco dunque il cambio di scenario: l'Ucraina di fatto è finita come Stato, poiché le decisioni militari ed economiche sono prese dagli USA e sostenute finanziariamente da USA e UE. Il presidente Zelensky svolge un ruolo di pura facciata, suo malgrado, poiché il Paese è devastato nelle infrastrutture, l'esercito è semiannientato, la Grivna (moneta ucraina) non vale quasi più nulla, i debiti sono impossibili da pagare. Le redini sono ora in mano agli americani che usano l'Ucraina come territorio di scontro con la Russia in una lotta che va assai oltre il casus belli del Donbass e della Crimea, ovvero del conflitto sorto nel 2014 in seguito al colpo di Stato di "Euromaidan" (così chiamato dalla piazza Maidan di Kiev dove si conclamò) finanziato dagli USA. Come si capisce chiaramente dai contenuti del discorso tenuto ieri a Valdai dal presidente russo Vladimir Putin, è in atto uno scontro globale tra due visioni del mondo: da un lato quella unipolare degli USA che vogliono mantenere l'egemonia come unica superpotenza che impone il suo stile di vita e i suoi valori a tutto il mondo, dall'altro la Russia che vuole difendere la sua esistenza e la sua cultura, dietro alla quale c'è la Cina con tutti i Paesi emergenti (Brasile, India, Sud Africa, ora anche Arabia Saudita e Argentina, tra i più importanti) che vogliono un mondo multipolare dove ciascuno sia "padrone a casa sua". Per questo Putin parla di "Occidente collettivo", pur specificando con arguzia che sa bene come l'Occidente sia guidato da un'élite con valori che non sono condivisi da tutta la popolazione e che la situazione politica nei Paesi occidentali è fluida e mutevole.
Questa terza fase durerà per tutto l'inverno venturo, salvo escalation mondiali devastanti che nessuno auspica, e il tipo di atteggiamento russo dipenderà dall'esito delle elezioni di Midterm dell'8 Novembre negli USA: se Biden terrà al Congresso come al Senato, secondo quanto dicono i sondaggi, arriveranno al fronte le tremende truppe cecene e inizierà un vero massacro favorito dalle mutate condizioni del terreno, con la neve che sarà d'ostacolo agli spostamenti e impedirà alle forze occidentali di mimetizzarsi dall'aviazione e dai droni russi; se Biden invece uscirà indebolito, contro i pronostici dei sondaggi, i russi aspetteranno le mosse americane, sollecitandole con qualche incursione in direzione di Odessa e della eventuale quarta fase.
Purtroppo la quarta fase è già programmata dagli USA: in Moldavia c'è la questione della Transnistria, resa nota al mondo dal libro "Educazione siberiana" di Nicolaj Lilin da cui fu tratto un film di successo con John Malkovich, e la premier moldava sta già provocando disordini e scontri. La Transnistria è un'enclave russa a est della Moldavia e a ovest di Odessa e i russi, ormai, puntano a unire la Crimea e Kherson con Odessa e infine la Transnistria. Se non si ferma la guerra adesso, un passo alla volta ci riusciranno. Sempre se non deflagra una guerra atomica che distruggerà la civiltà umana intera, si intende, perché il rischio c'è ed è grande, nonostante non ve ne sia la percezione nell'opinione pubblica occidentale, ipnotizzata da notizie che parlano di "Putin sconfitto, Russia alle corde, guerra vinta dall'Ucraina e Putin disperato che non sa come uscirne". La realtà è ben diversa, purtroppo, e le diverse testimonianze che ho direttamente da diverse città della Russia me lo confermano.
Gli USA stanno preparando in Moldavia un nuovo casus belli e hanno deciso - almeno finché comandano i mondialisti che hanno fatto eleggere Biden - di combattere fino all'ultimo ucraino e, finiti gli ucraini, fino all'ultimo europeo. Del resto, il Segretario NATO Stoltenberg ha detto chiaramente che "una sconfitta dell'Ucraina è una sconfitta della NATO". I russi, dal canto loro, vivono questo conflitto come un fatto di sopravvivenza della loro civiltà: si sopravvive solo con la vittoria, l'alternativa è la morte o l'americanizzazione dei costumi, cosa ancor peggiore della morte per loro; ergo non molleranno mai fino all'ultima risorsa. Come se ne viene fuori, senza un conflitto nucleare? Opzione uno: l'inverno porterà tali tensioni in Occidente che cambieranno gli assetti politici e l'Ucraina verrà indotta alla resa, la più onorevole possibile. Opzione due: si accetta la proposta russa di trattare la pace adesso, subito, riconoscendo le conquiste territoriali in cambio delle riparazioni di guerra, neutralizzando militarmente l'Ucraina in cambio della rinuncia dei russi a prendere tutta la costa nord del Mar Nero fino alla Transnistria.
Purtroppo temo che Biden uscirà indenne dalle elezioni di Midterm, anche se spero il contrario, temo che la guerra continuerà e che verrà usata come pretesto per imporre all'UE le misure del famigerato Great Reset, poiché gli USA che volevano imporlo al mondo vorranno almeno imporlo all'Occidente. Temo che per altri due anni gli ucraini saranno sottoposti a sofferenze tremende e comincio a capire meglio il significato delle parole che uno dei miei corrispondenti russi - persona equilibrata, istruita e non putiniana - mi ha detto un mese fa: "non so come sarà il mondo fra un anno e se ci sarà ancora, ma non credo che ci sarà ancora l'Ucraina come Stato". E non lo diceva affatto compiaciuto, semmai con ragionata malinconia.
Ne riparleremo a fine Novembre con un nuovo punto della situazione, se nel frattempo non vengono ad arrestarmi per "antioccidentalismo" in base ai valori e alle regole della "nuova normalità". Alla faccia dell'articolo 21 della Costituzione...