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Politica e Società 18-10-2022

A UN ANNO DAI FATTI DI TRIESTE - Io non dimentico

Scrivo questo articolo a un anno esatto dalla repressione violenta attuata dal Governo Draghi nei confronti dei portuali di Trieste che manifestavano contro l'obbligo di Green Pass, ovvero di inocularsi un siero rivelatosi poi inefficace per fermare la diffusione del virus. La gente se ne sta già dimenticando, ma io non lo farò.

 

 

L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo, il diritto di sciopero è garantito, ai lavoratori vanno garantite condizioni dignitose e retribuzioni che permettano una vita libera al singolo lavoratore e al suo nucleo familiare, nessun trattamento sanitario potrà essere imposto se viola i limiti imposti dal rispetto della persona... BENE, BRAVI, BIS!
 
Sono tutti princìpi scritti nero su bianco nella Costituzione della Repubblica Italiana e sono stati tutti gettati nel cesso durante la pandemia da Covid-19 che è servita come alibi per fare i primi passi della transizione, di stampo totalitario mondialista, dalla democrazia alla tecnocrazia.
L'apice simbolico di questa svolta autoritaria si è avuto durante il Governo Draghi con i fatti di Trieste. Ricordiamone il contesto: i lavoratori portuali protestarono contro l'introduzione dell'obbligo del Green Pass per poter lavorare, Green Pass che si otteneva solo con l'inoculazione del siero proposto con veemenza dallo Stato o dopo la guarigione dalla malattia, con la conseguente esclusione ed emarginazione delle persone sane non sierate. Una cosa che gridava vendetta al Cielo fin da subito e tanto più lo fa oggi, alla luce di quanto emerso recentemente sull'inefficacia dei sieri per prevenire la diffusione del contagio.
I portuali occuparono il porto per alcuni giorni, ricevendo la solidarietà e anche le visite da parte di tutti coloro che ne condividevano la protesta e diventando così una minaccia per la narrazione ufficiale del Governo Draghi, tutta improntata sulla compressione o negazione dei diritti civili e politici in nome dell'allarme sanitario. La decisione presa dal signor Draghi fu quella di varcare il limite che segna la demarcazione fra uno Stato di diritto e un'autocrazia, tramite l'invio della Polizia in tenuta antisommossa per sgomberare con l'uso di idranti e manganelli quei dimostranti PACIFICI che difendevano i valori costituzionali sopra descritti.
 
A tutt'oggi nessuno si pone il problema della legittimità dell'operato del cittadino Mario Draghi che era Presidente del Consiglio, ma agì al di là delle regole come un plenipotenziario "legibus solutus" che decreta e decide ciò che vuole, senza mai consultare il Parlamento, secondo il solo criterio che caratterizzava i monarchi assoluti: "quod prìncipi placuit, legis habet vigorem".
Ora che il Governo è caduto e che nuove elezioni hanno dato vita a una nuova Legislatura, sarebbe auspicabile che il nuovo Esecutivo nominasse una Commissione Parlamentare d'inchiesta per giudicare la legittimità dell'operato di quello precedente, dove il Diritto fu sostituito con l'uso arbitrario del cosiddetto "monopolio della violenza" da parte dello Stato e dove gli oppositori al Regime instaurato erano tenuti in conto come nelle dittature sudamericane del secolo scorso. Ovviamente nulla di tutto questo accadrà e il cittadino Mario Draghi, col ministro della Sanità cittadino Roberto Speranza, con la ministra degli Interni cittadina Luciana Lamorgese e con tutta la compagine governativa (che si vede nella foto), resteranno impuniti secondo lo slogan che dovrebbe venire messo in Preambolo alla Costituzione: "Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto! Chi ha rato, ha rato, ha rato! Scurdammoce 'o ppassato, simmo 'è Napule paisà!". Anche questa è una prova che l'Italia unita non ha un futuro, ma solo un perpetuo presente di prevaricazione, miseria morale e ingiustizia.
 

 

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