Torna agli articoli
Pensiero e Idee 29-06-2025

RESISTEREMO ALLA CALIFORNIZZAZIONE?

La californizzazione è un processo culturale e politico, non una questione geografica. Significa esportare in tutto il mondo il modello di un Occidente in cui ogni legame comunitario è sciolto nell’individualismo più radicale.

 

 

Viviamo un tempo in cui sul ponte della nostra civiltà sventola bandiera bianca. E non perché siano mancate risorse, idee, valori, o uomini capaci di combattere: ma perché, come accade ai popoli stanchi, molti hanno smesso di voler combattere. Preferiscono la resa elegante, travestita da modernità, da diritti civili, da progresso, da sostenibilità. È la Californication — la californizzazione — di cui parlava nel 1999, in modo profetico, quel gruppo musicale americano noto come Red Hot Chili Peppers (RHCP) dietro la patina del rock e dei tatuaggi.

La californizzazione è un processo culturale e politico, non una questione geografica. Significa esportare in tutto il mondo il modello di un Occidente in cui il benessere, la sessualità, la tecnica e il consumo diventano la nuova religione. Dove la forma vale più della sostanza, e dove ogni legame comunitario è sciolto nell’individualismo più radicale. E significa, soprattutto, sostituire il cristianesimo con una nuova fede secolare, che ha le sue liturgie, i suoi dogmi e le sue scomuniche.

La destra plutocratica

Da un lato c’è la Destra plutocratica. È quella che idolatra il denaro come misura unica del valore. È la destra dei numeri, delle borse, dei mercati, dei parametri di Maastricht, della produttività come criterio morale. È la destra che dice che chi possiede capitale ha sempre ragione, anche se devasta intere nazioni per rapina delle risorse naturali, o finanzia guerre sporche, o diffonde modelli economici che disumanizzano il lavoro e riducono l’uomo a ingranaggio sostituibile.

Questa destra guarda al cristianesimo solo come a un residuo folklorico utile a raccogliere voti. Ma non ha problemi, in nome del libero mercato, a inchinarsi alle Big Tech che censurano il dissenso, o ai potentati finanziari che promuovono agende culturali radicalmente opposte al Vangelo. Guai però a criticarla: subito verrai tacciato di essere un fallito invidioso, uno che non ce l’ha fatta, uno che “rosica” contro chi ha avuto successo.

La sinistra culocratica

Dall’altro lato c’è la Sinistra culocratica. E non è una battuta da osteria, ma la definizione più precisa di ciò che oggi muove la sua bussola politica. Perché la Sinistra odierna non ha più radici sociali, né progetti economici, né utopie di giustizia. Ha solo un culto ossessivo dell’eros sganciato da ogni ordine naturale e trascendente. Ha fatto della perversione della sessualità la propria bandiera, trasformando desideri e pulsioni in diritti, e diritti in leggi da imporre persino ai bambini.

Questa Sinistra, svuotata di contenuti sociali e culturali, esiste solo per promuovere gender, aborto senza limiti, eutanasia, utero in affitto, transizione di genere, pornografia legalizzata, droghe leggere come stile di vita, e via elencando. È diventata un partito unico della libido, incapace di occuparsi di povertà vera, di diseguaglianze economiche, di sovranità democratica, di dignità del lavoro. E se osi criticarla, ti bolla come reazionario, fascista, integralista.

Due facce della stessa medaglia

Ecco il paradosso: Destra plutocratica e Sinistra culocratica sono due facce della stessa medaglia. Entrambe, pur parlando linguaggi diversi, servono lo stesso padrone: il globalismo apolide, il capitalismo finanziario, il progetto tecnocratico che vuole plasmare un nuovo uomo, sciolto da ogni legame identitario e religioso, ridotto a consumatore atomizzato, costantemente sorvegliato e manipolato.

Entrambe ignorano volutamente la radice cristiana dell’Europa. Perché il cristianesimo afferma due verità insopportabili per il nuovo potere globale: che l’uomo ha una dignità infinita e trascendente, e che esiste un ordine morale oggettivo a cui persino il potente deve inchinarsi. Per il globalismo, invece, l’unico ordine ammesso è quello deciso dai mercati, dagli algoritmi, dalle agenzie sovranazionali e dai consigli di amministrazione delle multinazionali.

La persecuzione del non allineato

La cosa più drammatica, però, è la sorte di chi rifiuta questa falsa alternativa. Chi non si riconosce né nella destra plutocratica né nella sinistra culocratica viene guardato con sospetto da entrambe le parti. Per la destra è “un comunista travestito”, per la sinistra “un fascista nascosto”. Nessuno riesce a concepire che ci siano uomini e donne che vogliono difendere la verità, la giustizia, la tradizione, la libertà insieme.

E invece sono proprio questi uomini e donne la vera speranza. Perché, se è vero che la Californication ha avvelenato le anime, è altrettanto vero che il cuore dell’uomo non è fatto per il vuoto. Non si può vivere di solo benessere, di solo sesso, di sola tecnologia. Prima o poi l’uomo torna a cercare senso, bellezza, giustizia, verità. E quelle cose non le troverà né nella borsa di Wall Street né nei Pride finanziati dalle multinazionali.

Una resistenza necessaria

Resistere alla californizzazione della civiltà cristiana significa difendere l’uomo nella sua interezza: corpo, anima, spirito, ragione, affetti, identità. Significa combattere sia la riduzione dell’uomo a ingranaggio economico, sia la sua riduzione a pura pulsione erotica. Significa ricordare che la libertà non è fare ciò che si vuole, ma volere il bene, conoscere il vero, servire la giustizia.

Significa, soprattutto, riscoprire le radici cristiane dell’Europa. Perché senza quelle radici l’Europa diventa solo un bazar di merci, corpi e desideri, senza più storia, senza più arte, senza più speranza. E mentre la colonna sonora di questa decadenza suona dalle radio e dalle piattaforme digitali — immondizia musicale che copre il silenzio del cuore — chi ama davvero la libertà e la civiltà non può restare zitto.

È una lotta culturale, prima ancora che politica. Una lotta contro la più grande delle illusioni: che ci sia progresso dove, in realtà, c’è solo distruzione dell’uomo.

Sì, resisteremo. Perché nulla è ancora perduto. E perché anche nella notte della Californication, la luce della verità non si spegne mai.


 

Condividi articolo