QUALI SONO I "VALORI DELL'OCCIDENTE"?
Spesso sentiamo dire che "bisogna difendere i valori dell'Occidente" o i "valori comuni dei Paesi UE". Ma a quali valori si fa riferimento? Siamo sicuri che abbiamo gli stessi valori di riferimento?

Ogni giorno sentiamo appelli a compattarsi per difendere i cosiddetti “valori dell’Occidente”. Vengono pronunciate queste parole con solennità, come se evocassero un patrimonio condiviso, radicato nella storia e nelle coscienze di tutti i popoli che hanno costruito la civiltà europea e americana. Ma quando mi fermo a riflettere su quali siano oggi questi valori, non posso fare a meno di constatare una dolorosa verità: ciò che viene celebrato e imposto come il nuovo canone della civiltà occidentale non ha nulla a che fare con l’eredità culturale, spirituale e politica che ci è stata tramandata.
I cosiddetti valori dell’Occidente, nella loro declinazione contemporanea, sembrano ridursi a un elenco di dogmi imposti dal pensiero unico progressista: la celebrazione della memoria della Shoah come evento fondativo della nuova etica laica, l’affermazione sociale della gender theory attraverso il gay pride, lo scientismo che marginalizza ogni dimensione trascendente, il positivismo giuridico che separa il diritto dalla morale naturale, il sincretismo religioso che annulla la verità della fede cristiana in un mare indistinto di credenze equivalenti, l’ecologismo elevato a nuova religione, l’immigrazionismo come dogma inconfutabile, il libertinismo esaltato come liberazione dai vincoli morali, la pornografia spacciata per espressione della libertà individuale, l’aborto e l’eutanasia come diritti umani, la diffusione delle droghe leggere come strumento di emancipazione sociale.
Se questi sono i valori dell’Occidente, allora io non mi riconosco in essi. E come me, molti altri che ancora credono in un ordine naturale, nella legge divina, nel valore inalienabile della vita e della famiglia, nella sovranità dei popoli, nella libertà autentica che non è mera autodeterminazione individualistica ma pieno compimento della propria vocazione nel rispetto del bene comune.
L’Occidente che dovremmo difendere non è questo simulacro decadente, non è il prodotto di un’ideologia nichilista che svuota la civiltà delle sue fondamenta per sostituirle con dogmi fluidi e mutevoli, imposti da un’élite che non ha nulla a che fare con il popolo e la sua storia. L’Occidente autentico è quello forgiato da secoli di cristianesimo, di filosofia classica, di diritto naturale, di arte e cultura elevate dal desiderio del trascendente.
La civiltà europea non è nata sulla preminenza dei diritti individuali scollegati dalla legge naturale, ma sulla tensione tra libertà e responsabilità, tra diritto e verità, tra autorità e giustizia. Oggi, invece, ci viene chiesto di inginocchiarci davanti a una nuova religione secolare che ha sostituito la Croce con le bandiere arcobaleno, la teologia con la climatologia dogmatica, la famiglia con le unioni fluide, la virtù con il desiderio smodato, il bene comune con l’individualismo estremo.
Non possiamo difendere l’Occidente se prima non lo riconquistiamo nella sua essenza. E questo significa rifiutare le false narrazioni imposte dai sacerdoti del nuovo ordine, respingere la demolizione sistematica della nostra identità e ricostruire una coscienza comune che parta dalla verità e non dalla sua negazione. Significa riaffermare la centralità della fede cristiana nella vita pubblica, difendere la famiglia naturale come cellula fondamentale della società, ristabilire un ordine giuridico fondato sulla giustizia e non sul capriccio di maggioranze transitorie, proteggere l’integrità dei popoli da un globalismo spersonalizzante che mira a trasformare nazioni e culture in un magma indistinto di individui senza radici.
Compattarsi per difendere i “valori dell’Occidente”? Certo, ma non quelli di un Occidente posticcio e decostruito, bensì quelli veri, che affondano le radici in una tradizione millenaria che ci spetta il compito di riscoprire, proteggere e tramandare. Se vogliamo che la nostra civiltà sopravviva, dobbiamo avere il coraggio di dire con chiarezza: i nostri valori sono altri. E non li baratteremo per un posto al tavolo delle nuove oligarchie globaliste.