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Pensiero e Idee 31-01-2023

La democrazia è un lusso che i ricchi non possono permettersi

L'evoluzione della politica nel mondo occidentale procede spedita verso il dirigismo tecnocratico eterodiretto dai detentori dei grandi capitali. I tempi della democrazia non sono compatibili con le esigenze dei mercati finanziari.

 

 

La caratteristica peculiare delle democrazie moderne è la codificazione rigorosa delle procedure di esercizio del potere delegato dal popolo e, con uguale precisione, delle forme e dei modi di funzionare delle istituzioni deputate a tale esercizio.

Ogni processo decisionale richiede l'adempimento di procedure e regolamenti, richiede i tempi previsti per le discussioni degli argomenti che, prima, devono essere ammessi all'Ordine del Giorno e calendarizzati; poi i singoli atti normativi, una volta raggiunta la forma testuale definitiva in seguito alle discussioni e agli emendamenti, devono venire votati dalla maggioranza stabilita e infine deliberati, anche qui con una procedura che richiede il rispetto di modi e tempi per poter validamente entrare in vigore.

Periodicamente, il personale politico e amministrativo viene ricambiato per tramite delle elezioni; in questo modo si vorrebbe evitare che il radicamento in una funzione diventasse occasione, tramite la costituzione di rapporti clientelari, di sviluppare percorsi alternativi e agevolati rispetto alle imparziali procedure standard.

Tutto ciò è contrario alla logica dell'efficienza delle imprese sul libero mercato e, ancor di più, alle esigenze delle società di capitali quotate sui mercati finanziari in continua evoluzione. Per le ditte e per le società, il processo decisionale è rapido e legato al solo tornaconto privato; passa solitamente per il Consiglio d'Amministrazione che risponde alla proprietà e ai suoi interessi. Le decisioni vengono prese in tempo reale, o quasi, e anche la revoca delle decisioni eventualmente sbagliate è pressoché istantanea, una volta rilevata o valutata l'erroneità.

Nel confronto con l'imprenditoria di Paesi non democratici, dove il potere è gestito da sistemi autocratici o direttoriali in cui le decisioni sono prese d'autorità, la lentezza delle procedure democratiche diventa penalizzante, quando si desidera ottenere una legge favorevole al proprio settore produttivo. E' su questi presupposti che il capitalismo maturo ha ormai superato la fase dell'attività di "lobbying" (ovvero la costituzione legale di "gruppi di pressione" organizzati che cercano di veicolare le proprie istanze presso parlamenti e governi) per arrivare al livello ulteriore: non sono più gli imprenditori che chiedono alla politica di emanare provvedimenti favorevoli, ma sono i detentori dei grandi capitali che determinano direttamente la carriera dei vari politici e funzionari di Stato, per ottenerne in cambio la fedeltà al momento di favorirne i bisogni in sede istituzionale. Addirittura ora non basta nemmeno più questo, ma direttamente l'agenda politica viene definita in sedi non istituzionali e sovranazionali (come il World Economic Forum, la Open Society Foundation, il Bilderberg Group e altri) per poi venire calata dall'alto nei vari parlamenti locali, magari incardinata in documenti-quadro prodotti ad hoc in sedi internazionali come l'ONU (vedi per esempio l'Agenda 2030, scritta in modo tale da poter comprendere una vasta gamma di provvedimenti concreti e coerenti con il quadro generale da essa definito).

In buona sostanza, le garanzie della democrazia per la tutela della sovranità popolare sono un freno e un ostacolo per il capitalismo maturo. Non è un caso che Klaus Schwab, patron del WEF, abbia esplicitamente dichiarato che "si deve passare dal capitalismo degli azionisti (shareholders) al capitalismo dei portatori d'interesse (stakeholders), con la conseguenza che anche la società dovrà uniformare le sue istituzioni a questo modello". Tradotto: secondo l'élite mondialista, dalla democrazia si dovrebbe passare alla tecnocrazia eterodiretta, ovvero a quella che io infatti chiamo "esocrazia" (potere dall'esterno), perché la democrazia, con le sue garanzie contro gli abusi o gli atti arbitrari e con le sue procedure che comportano delle necessarie lentezze, è un lusso che i ricchi non si possono più permettere.

E chi ricco non è? Cioè la quasi totalità degli esseri umani? Beh, chi se ne frega?! Per Schwab e per i suoi compari solo i ricchissimi sono "stakeholders", gli altri non sono portatori d'interessi degni di nota. Un po' alla Marchese del Grillo: "Io so' io e voi nun siete un cazzo!".

 

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