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Pensiero e Idee 07-01-2025

Il pensiero di Ratzinger? Incompatibile con Hegel

Una strana leggenda fomentata da ciarlatani confusionari vorrebbe classificare Joseph Ratzinger - Benedetto XVI nella parte finale della sua vita - nel novero dei discepoli di Hegel, bollandolo pertanto come modernista e progressista alla pari di altri teologi contemporanei. Spieghiamo brevemente perché questa è la classica fantozziana "cag... pazzesca!"

 

 

Dopo la morte di Benedetto XVI del 31 dicembre 2022, soprattutto in ambienti che pretendono di qualificarsi come legati alla Tradizione della Chiesa, è stata diffusa una diceria talmente ridicola che a lungo non vi ho prestato attenzione. Siccome purtroppo viviamo in un'epoca, quella dei social e di Wikipedia, dove la pratica della verifica e dello studio sono in calo e lasciano spazio al "copia/incolla" e al protagonismo vanaglorioso degli "influencers", questa baggianata non si è smorzata e continua a venire ripresa. Sento pertanto il dovere di mettere i puntini sulle "i", come si suol dire.

Innanzitutto, uno che affermi che "Ratzinger era hegeliano" come minimo:

1) Non ha capito un tubo del pensiero di Hegel e al massimo ripete "tesi antitesi e sintesi" come un liceale da 4 in pagella in Filosofia, e della "Fenomenologia dello spirito" cita il titolo dopo aver letto su Wikipedia.
2) Di Sant'Agostino sa meno di quanto sappia di Hegel.
3) Non ha mai sentito nominare Romano Guardini, oppure lo ha solo sentito nominare. Del fatto che questi stia a Ratzinger come Alberto Magno stava a san Tommaso d'Aquino, ovviamente, nemmeno l'ombra, anche perché bisognerebbe conoscere il primo e poi magari (o almeno) il secondo, discepolo che superò il maestro, per fare una simile analogia.
4) Del pensiero di Ratzinger - poi Benedetto XVI - nulla ha inteso e probabilmente nemmeno ci ha provato.
5) Se nelle sue frasi sconnesse mette anche "Rahner e Concilio Vaticano II" per indicare un brodo comune, perché questo è il vero intento di certi soggetti in malafede, allora siamo di fronte a tre ulteriori possibilità:
a) è un vecchio rincoglionito e malmostoso, pure manipolato (fosse anche Vescovo non cambia)
b) è uno che studiò filosofia in passato, ma va usato il passato remoto (unito al punto 1).
c) trattasi solo di "cretino con ascendente ebete" che non sa non solo di cosa parla, ma nemmeno perché parla.
 
Non basta infatti, per mezzo della voce, far corrispondere dei suoni a dei segni per dire di saper leggere, poiché "leggere e non intelligere è peggio che non leggere".
 
Per chi vuole approfondire ulteriormente, qui di seguito riporto una molto schematica analisi comparativa dei tratti essenziali delle radicali differenze, assolutamente inconciliabili, tra il pensiero di Ratzinger che si iscrive nel solco della tradizione teologica agostiniana e il pensiero di Hegel che è un pensiero non cattolico e connotato da quella che io definisco "una ontologia eminentemente negativa", cioè una riflessione sull'Essere che in ultima analisi nega Dio.
 
Ontologia Negativa di Hegel
1. Dialettica e Negazione: Hegel è noto per il suo metodo dialettico, che implica il passaggio attraverso tesi, antitesi e sintesi. In questo processo, la negazione gioca un ruolo cruciale: la negazione di una tesi da parte della sua antitesi non è vista come un semplice rifiuto, ma come un momento necessario per la crescita del pensiero e della realtà stessa. La sintesi risultante è una forma di superamento della contraddizione, ma conserva elementi sia della tesi che dell'antitesi. La negazione, quindi, è vista come un momento creativo e produttivo.
2. Immanenza: Hegel presenta una visione della realtà che è immanente, dove il Divino e il reale si manifestano nel corso della storia e nel processo dialettico. Ciò significa che la verità e il valore non sono fissi o trascendenti, ma si sviluppano e si trasformano attraverso il conflitto e la negazione.
3. Essere e Nulla: Nel suo lavoro "Scienza della Logica", Hegel inizia con l’”Essere” e subito dopo lo nega attraverso il concetto di “Nulla”. Qui si vede la sua idea che l’essere e il nulla sono intimamente connessi, creando un'eredità di negazione come parte della struttura ontologica.
 
Ontologia di Ratzinger e la Tradizione Agostiniana
1. Centralità del Bene e di Dio: Contrariamente alla negazione dialettica di Hegel, Ratzinger, seguendo la tradizione agostiniana, pone Dio e il Bene assoluto al centro della sua ontologia. La realtà è vista come un riflesso dell'ordine divino, creando una visione positiva dell'essere e della verità, in cui ogni creatura ha uno scopo e un valore derivante dalla sua relazione con Dio.
2. Fiducia nella rivelazione: Ratzinger enfatizza l'importanza della rivelazione divina come fonte di verità. Invece di vedere la verità come un processo dialettico che emerge da conflitti e negazioni, Ratzinger la considera come un dono che viene dall'alto, accessibile attraverso la fede, la ragione e la tradizione.
3. Relazionalità e unità: L'ontologia di Ratzinger, in linea con Agostino, è intrinsecamente relazionale. L'essere umano è visto come creato per una relazione con Dio, il che conferisce un significato intrinseco e positivo alla realtà, piuttosto che considerarla come un campo di conflitto.
4. Finalità e speranza: La prospettiva di Ratzinger si concentra su una visione escatologica, in cui la creazione si muove verso una finalità ultima in Dio. Questo contrasta con l'idea hegeliana, dove la storia è vista come un processo dialettico continuo e senza una fine definitiva.
 
Confronto
- Positività vs. Negatività: Mentre l'ontologia di Hegel si basa su un processo di negazione e superamento, quella di Ratzinger è caratterizzata da una visione positiva e teleologica, in cui ogni essere ha un significato in relazione a Dio.
- Processo vs. Stabilità: L'approccio di Hegel è caratterizzato da un continuo movimento e cambiamento, mentre l'ontologia agostiniana di Ratzinger lavora per preservare la stabilità dell'essere in relazione a un Dio trascendente e immutabile.
- Approccio alla Verità: Per Hegel, la verità emerge da un processo dialettico di conflitto, mentre per Ratzinger, la verità è contemplata come rivelazione divina che illumina la realtà.
In sintesi, l'ontologia di Hegel può essere vista come "negativa" in quanto enfatizza il conflitto e il superamento delle opposizioni, mentre l'ontologia di Ratzinger è "positiva" e si fonda su una visione unitaria e teleologica che trova il suo compimento in Dio.
 
Concludo con una considerazione: nella Chiesa viviamo tempi difficili e a tutti è nota la spaccatura latente tra "modernisti" e "tradizionalisti" che è una categorizzazione fittizia creata dai primi grazie alla stupidità gretta di una certa parte dei secondi. In verità la spaccatura è tra chi ha abbandonato la Dottrina e la Tradizione apostolica, dando vita a una prassi religiosa ascrivibile a una forma di neoprotestantesimo, e chi invece è rimasto cattolico. Tuttavia c'è differenza fra chi è un "cattolico secondo Tradizione" e chi è "tradizionalista", poiché quest'ultimi sono settari, bigotti, non di rado nostalgici degli anni del Regime Fascista del XX secolo ben più che della fede preconciliare, e non di rado spacciano per competenza teologica del puro nozionismo, pure quello approssimativo peraltro.
Una gran ripassata, o magari una studiata ex novo, di Sant'Agostino, del suo pensiero e dei tratti essenziali della corrente teologica che rappresenta una delle due colonne della Tradizione teologica della Chiesa - l'altra è quella di San Tommaso d'Aquino - sarebbe necessaria prima di accostarsi al pensiero di un grande come Joseph Ratzinger, poi Benedetto XVI, ma per comprenderlo fino in fondo non si può evitare lo studio di Romano Guardini che ne influenzò sicuramente in modo importante la formazione giovanile. Parlare del pensiero di Joseph Ratzinger senza maneggiare con padronanza questi presupposti significa dare aria alla bocca con la testa vuota che fa da cassa di risonanza: tanto rumore inutile per non dire alcunché di serio.
 
 

 

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