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Pensiero e Idee 23-10-2022

IL DIRITTO UMANO ALLA PRODUZIONE DEL CIBO

Nel nuovo "Governo Meloni" ha fatto parlare l'istituzione del Ministero dell'Agricoltura e della "sovranità alimentare". Si presenta un'opportunità fondamentale, anche se temo che nelle intenzioni sia solo difesa autarchica del Made in Italy.

 

 

Con l'insediamento del nuovo Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni - lo so, a Sinistra sognavano che la prima donna Premier si facesse chiamare "Presidenta della Consiglia", ma per stavoltà gli va male - il Ministero per le politiche agricole viene ridenominato "Ministero per l'agricoltura (ma non lo avevamo abolito con un referendum?) e per la sovranità alimentare". Siccome la parola sovranità richiama il sovranismo di Destra, subito si è scatenata la canea del suprematismo mondialista per criminalizzare ogni parola o gesto compiuto dai "dissidenti criminali", cioè da chiunque non la pensi come loro. A noi (si può dire "A noi" almeno per iniziare una frase? O è apologia di fascismo, secondo Boldrini, Saviano, Cirinnà e Zan?) invece interessa ragionare su cosa sia e su cosa potrebbe essere questa sovranità alimentare.

Va detto che la definizione non è inedita: è la stessa dell'omologo ministero francese, guidato attualmente da Marc Fesneau. Il concetto di sovranità alimentare affonda radici in tempi lontani. Il termine fu coniato nel 1996 da 'Via Campesina' una vasta organizzazione internazionale di agricoltori, formata da 182 organizzazioni in 81 paesi. Successivamente fu ripreso nei documenti e nelle politiche di molti Paesi e organizzazioni del settore, dall'America Latina al Canada, alle Nazioni Unite e alla FAO. Secondo i suoi sostenitori, il concetto di "sovranità alimentare" non è sinonimo di autarchia: sarebbe il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici, un concetto ampio e complesso che sancisce l'importanza della connessione tra territori, comunità e cibo, e pone la questione dell'uso delle risorse in un'ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni; un concetto quanto mai attuale oggi, dove lo spreco alimentare da un lato, dall'altro l'imitazione dei prodotti tipici DOP e IGP di qualità (Prosek, Parmesan e simili schifezze), e infine gli interessi dietro alla produzione di nuovi cibi (carne sintetica, insetti) mettono a repentaglio non solo la prosperità di un settore economico importante, ma addirittura lo stile di vita e la buona salute delle persone.

Per quanto mi riguarda, vedo positivamente la cosa perché la tutela di un marchio commercialmente potentissimo come il "Made in Italy" è interesse di tutti i produttori locali, anche di chi considera l'Italia solo come area geografica e spera di superare storicamente lo Stato unitario. Ma sarebbe un'opportunità perduta se ci si limitasse alla tutela della produzione italica e non si cogliesse l'occasione per anticipare lo spirito totalitario dei mondialisti, affermando per legge il diritto naturale insopprimibile di ogni essere umano a produrre il cibo per sè e la propria famiglia o senza scopo di lucro. Una sovranità alimentare concepita dunque non solo a livello di sistema economico produttivo statale, ma insita e connaturata all'essere umano al punto tale che nessuna normativa futura potrà mai impedire alle persone di coltivare il proprio orto o campo, di allevare le proprie bestie, di raccogliere i frutti della propria terra. Questa sì che sarebbe una novità dirompente contro il suprematismo totalitario mondialista: affermare l'ovvio per legge, impedire loro di favorire quelle multinazionali che ambiscono al monopolio della produzione del cibo e mirano a posizionare negli organi legislativi dei loro fedeli servitori, per far emanare norme che vietino quanto da sempre l'uomo ha fatto da quando esiste.

Non credo che nelle intenzioni del ministro Francesco Lollobrigida ci sia questa ipotesi. Probabilmente non ne ha nemmeno l'idea, perché non sono molti a sapere dove vogliono andare a parare i criminali mondialisti, con il loro disegno distopico del "Rules based new global order" ("Nuovo ordine mondiale basato sulle regole", quelle fatte da loro ovviamente). Sarà quindi compito di chi si sta organizzando alla resistenza contro il totalitarismo mondialista far arrivare sul tavolo del ministro questa proposta, in contrasto aperto con quelle forze politiche che vorrebbero imporre la "nuova normalità" di cui abbiamo assaggiato il sapore negli ultimi 3 anni, con la scusa delle emergenze consecutive (sanitaria, climatica, bellica, energetica, finanziaria), spontanee o procurate che siano.

 

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