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Pensiero e Idee 08-03-2025

IL DELIRIO WOKE DELLA MINISTRA ROCCELLA

La presentazione di un provvedimento che introduce il reato di femminicidio con pene aggravate rispetto all'omicidio commesso contro un maschio è un'aberrazione giuridica

 

 

Femminicidio e discriminazione legale: il delirio woke della ministra Roccella

Nel panorama sempre più surreale della politica italiana, ecco arrivare l’ennesima aberrazione giuridica: la ministra Roccella ha annunciato l’introduzione nel nostro ordinamento di un reato specifico di femminicidio, prevedendo addirittura l’ergastolo per i colpevoli. Un’iniziativa che, al di là delle nobili dichiarazioni di intenti, introduce di fatto una discriminazione gravissima e contraria all’articolo 3 della Costituzione, secondo cui “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso”.

Eppure, proprio in nome di una supposta “parità di genere”, il governo Meloni – che avrebbe dovuto contrastare le derive ideologiche del progressismo radicale – sta accettando l’impianto culturale e giuridico della cancel culture e dell’ideologia woke, secondo cui la figura del maschio deve essere costantemente umiliata, colpevolizzata e ridotta a cittadino di serie B.

Una discriminazione assurda contro gli uomini

Qual è il principio fondante del diritto penale? Il reato si punisce in base alla gravità dell’azione, non in base all’identità della vittima. Ma con questa nuova legge si vuole introdurre un sistema giuridico differenziale, in cui la vita di una donna avrà un valore superiore rispetto a quella di un uomo.

Uccidere una donna sarà più grave che uccidere un uomo.
Se un uomo viene assassinato, il colpevole rischierà una pena inferiore.
Se invece la vittima è una donna, scatta l’ergastolo.

Siamo di fronte a una rivoluzione giuridica aberrante: la persona non vale più per il fatto di essere umana, ma in base al sesso biologico. Si supera il principio dell’uguaglianza davanti alla legge, introducendo una gerarchia tra vittime che sancisce la subumanità del maschio rispetto alla piena dignità umana riconosciuta alle femmine.

Se questo non è sessismo legalizzato, cos’altro lo è?

Dietro la legge: l’ideologia woke e la guerra al maschio

Questa proposta non nasce dal nulla. È figlia di un clima ideologico malsano, lo stesso che ci ha imposto il linguaggio neutro, le quote rosa, la demonizzazione della paternità e dell’autorità maschile. Un mondo in cui ogni uomo è visto come un potenziale carnefice e ogni donna come una vittima per definizione.

Il femminismo radicale e la cultura woke hanno distrutto il concetto di complementarità tra uomo e donna, sostituendolo con un modello di guerra permanente tra i sessi, dove l’obiettivo finale è l’eliminazione di ogni forma di mascolinità e il trionfo di un sistema di potere totalitario e matriarcale.

E questa legge si colloca perfettamente in questo schema: non serve a proteggere le donne, ma a punire gli uomini per il solo fatto di essere tali.

La vera soluzione è il ripristino della giustizia e della famiglia

Se il governo volesse davvero combattere la violenza sulle donne, dovrebbe andare alla radice del problema:

  • Incentivare la famiglia tradizionale, dove l’uomo non è visto come un nemico della donna, ma come suo protettore e sostegno.
  • Combattere la pornografia e la cultura dell’iper-sessualizzazione, che degradano la dignità sia dell’uomo che della donna.
  • Ripristinare il valore dell’autorità paterna, distrutta dal femminismo radicale e dal progressismo giuridico.
  • Punire severamente ogni omicidio, senza distinzioni arbitrarie basate sul sesso.

Ma è chiaro che questi obiettivi non interessano alle élite globaliste e ai loro burattini nelle istituzioni. Il loro scopo non è difendere le donne, ma distruggere la civiltà tradizionale e imporre una nuova visione del mondo in cui l’uomo è il nemico da abbattere.

Noi non possiamo accettarlo. È nostro dovere denunciare questa follia e opporci con forza a questo ennesimo attacco ai principi di giustizia, di equilibrio e di verità.

 

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