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Pensiero e Idee 14-11-2022

DIRITTO A EMIGRARE, NON A IMMIGRARE

Uno dei fondamentali diritti di libertà della persona dallo Stato è il diritto a uscirne, sia per un periodo che definitivamente. Ma questo non significa che si abbia il diritto di andare dove si vuole e quando si vuole.

 

 

Ogni persona viene al mondo per vivere la sua vita e i suoi diritti fondamentali non possono venire negati dal fatto che l'umanità abbia costituito delle istituzioni sovrane, come recentemente nella Storia sono sorti per esempio gli Stati. Quando uno Stato comprimesse o negasse i diritti fondamentali, esso si configura come totalitario e contrario ai fini per i quali venne istituito.

Tra i diritti più elementari c'è quello a circolare e muoversi sulla Terra secondo le proprie possibilità (ripeto: secondo le PROPRIE possibilità). Ecco perché nessuno Stato ha il diritto, salvo casi particolari ben definiti, di negare ai suoi cittadini il diritto di emigrare e di cercare fortuna altrove.

Va però spiegato, soprattutto a chi non è sveltissimo nei ragionamenti, che il diritto a emigrare non genera automaticamente un diritto a immigrare in un altro Stato, poiché la Repubblica amministrata da quello Stato è di proprietà del popolo sovrano (padrone, proprietario) di quello Stato. Quando una persona emigra spontaneamente, deve sapere dove va e cosa va a fare in un altro Paese, e deve essere in accordo con le norme sull'immigrazione di quel Paese. Per capire meglio, basta ridurre al semplice caso individuale la questione: ciascuno ha il diritto di uscire dalla casa di famiglia, ma non ha il diritto di entrare nella casa altrui senza venire liberamente accolto. Certo, per gli individui presi singolarmente c'è la possibilità di affittare o comperare una nuova casa, mentre non esiste la stessa possibilità immediata per quanto riguarda la nascita di nuovi Stati; ma vale il principio di fondo che impedisce tanto a uno Stato di imprigionare i cittadini nel suo territorio, quanto a ogni Stato di impedire l'accesso al proprio territorio da parte di stranieri non desiderati.

Un caso a parte che non c'entra con l'immigrazione è quello, ben codificato, del diritto di asilo politico verso rifugiati e perseguitati politici, o verso profughi di guerra, ma confondere questi casi numericamente rari con l'immigrazione che si compie per ragioni economiche o pratiche è un chiaro intento di confondere le idee dell'opinione pubblica per ragioni ideologiche.

L'ideologia di fondo è il mondialismo, ideologia totalitaria che mira alla cancellazione delle patrie e degli Stati in vista di un Nuovo Ordine Mondiale che annulla le culture e i popoli, per realizzare un solo Stato Mondiale con un solo popolo coincidente con l'umanità, una sola religione generica e metadogmatica fondata su sentimentalismo, ambientalismo, pacifismo e solidarietà filantropica, una sola Storia ufficiale, un solo pensiero sulla vita e sull'essere umano, un solo modello economico e sociale. Per realizzare questo abominio è necessario mischiare tutte le popolazioni e cancellare le differenze etniche, religiose, culturali, storiche, economiche, eccetera; l'immigrazione forzata è uno dei cardini di questo piano satanico, assieme alla "cancel culture" e a tutto ciò che oggi viene promosso dalla Sinistra Bianca Occidentale "woke & baizuo", con la bandiera arcobaleno come vessillo.

La nuova frontiera per giustificare l'immigrazione senza limiti è la categoria, inventata di sana pianta, dei "migranti climatici". Questi non scappano da guerre e persecuzioni, dunque non avrebbero i requisiti per chiedere asilo politico, ma li si vorrebbe far passare come perseguitati dalle attività economiche dell'uomo, ritenute responsabili - del tutto arbitrariamente e senza prove scientifiche - di ogni rovescio temporalesco o di ogni calamità naturale. Naturale, ripeto.

Se non si oppone a questa ideologia totalitaria una contronarrazione altrettanto forte, andare al Governo per le forze politiche antimondialiste diventerà inutile, poiché bisognerà comunque cedere alle pressioni internazionali scaturite dal pensiero "woke & baizuo" e bisognerà inginocchiarsi di fronte al vessillo arcobaleno, impugnato ormai anche dal clero cattolico da quando al vertice è stato posto il cappellano dell'ONU argentino. Il tempo stringe: se non si reagisce in poco tempo, producendo una narrazione opposta e ben strutturata, dopo sarà tardi.

 

 

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