Dal voto al PCI al sostegno all'élite di Davos
Era il 3 Febbraio 1991 quando fu sciolto il Partito Comunista Italiano, lasciando orfano di rappresentanza politica un terzo dell'elettorato italiano. Che adesso non difende più i lavoratori, ma sostiene i padroni del capitale.
Lo scioglimento del Partito Comunista Italiano avvenne a Rimini il 3 Febbraio 1991, al termine del XX Congresso che ne decretò la fine. La causa storico-politica fu lo sgretolamento dell'URSS e la fine del "Secondo Mondo" socialista, in seguito al fallimento del modello economico e sociale dei paesi marxisti che segnò la vittoria della cosiddetta "Guerra Fredda" da parte dei Paesi del "Primo Mondo", cioè quello fondato sul modello economico sociale del capitalismo liberale e guidato politicamente dagli USA.
La causa storico-sociale fu invece la trasformazione della società nei Paesi del "Primo Mondo", dove avvenne la progressiva fusione del proletariato con la media e piccola borghesia che diede vita all'odierna indistinta "massa popolare", priva di un'ideologia di riferimento e sostanzialmente omologata dalle informazioni ricevute dai mass-media, soprattutto dalla TV quasi perennemente accesa nelle case di questa classe indistinta. Classe indistinta caratterizzata da una vita legata al ciclo "Produci-Consuma-Crepa" e che è diventata la base elettorale di quelle forze politiche che usano un linguaggio demagogico e populista, come il Movimento Cinquestelle per chi ha inclinazioni prevalenti di tipo statalista e assistenziale, o LEGA e Fratelli d'Italia per chi ha invece prevalenti inclinazioni identitarie e conservatrici. Nel frattempo, la classe dirigente o "avanguardia consapevole" si è progressivamente fusa con l'alta borghesia e con la vecchia aristocrazia che vive di rendita, mai veramente sparita nonostante il passaggio da monarchia a repubblica di metà secolo scorso, per dar vita alla cosiddetta "élite neoborghese" che costituisce la base elettorale del Partito Democratico, erede solo formale del PCI, e di Forza Italia, partito legato alla figura carismatica di Silvio Berlusconi che per anni ha ereditato l'elettorato moderato cattolico e laico che in gran parte votava per la Democrazia Cristiana e che oggi è ridotto a un gruppo sociale ancora relativamente ampio, ma destinato a seguire il suo leader nel lento declino dovuto all'età.
Le vecchie classi sono state pertanto tutte conglobate dalla borghesia e dai suoi "valori" (che per me sono disvalori) votati al consumo edonista basato sul "qui e subito", a un approccio all'esistenza sostanzialmente e anche praticamente astorico, ateo e amorale, cioè a una visione della vita completamente materialista e orizzontale che lascia solo alla sfera privata eventuali afflati spirituali. In pratica si è realizzata la profezia di Augusto Del Noce che prevedeva la trasformazione dei partiti marxisti occidentali in un indistinto "Partito Radicale di massa", fatto che spiega anche perché non serve più il Partito Radicale vero e proprio: esso ha esaurito trionfalmente il suo compito avendo trasformato la società, conformandola ai suoi ideali perfettamente allineati sulle esigenze dell'élite finanziaria globale che mira al governo mondiale unico, alla sostituzione dei popoli con una massa indistinta di lavoratori/consumatori fungibili e sradicati, privi di tradizioni e di identità religiosa, culturale, filosofica e storica, votati al consumo indotto dalla pubblicità e ai comportamenti indotti dalla propaganda, perpetuamente polarizzati fra le proposte politiche confezionate dalla stessa élite, per dare una parvenza di vita democratica a genti private dei mezzi culturali e spirituali necessari per sviluppare uno spirito critico e una coscienza politica propria.
In questo scenario connotato dal nichilismo spirituale e dal relativismo etico, ad aggravare la situazione c'è anche la profonda crisi della Chiesa, latente da decenni e conclamatasi in modo deflagrante con l'ascesa al suo vertice del signor Bergoglio dal 2013, crisi che ha lasciato anche il mondo cattolico allo sbando e alla mercè del modello liberal progressista impostosi nel "Primo Mondo" che oggi non solo è trainato, ma è letteralmente dominato con la forza dagli USA e dal loro "americanismo" fondato sulla triade "protestantesimo - massoneria - sionismo", come dimostrava ancora agli albori del XX secolo - 120 anni fa - Henry Délassus nel suo magistrale lavoro "Il problema dell'ora presente".
Resiste un "piccolo resto" che cerca di riscoprire e vivere i valori della Tradizione, anche se in questo momento storico sembra che la sola cosa a cui si possa ambire non sia una rivincita con la riaffermazione dei fondamenti della civiltà europea, ma solo il compito di "salvare il seme" per conservarlo e consegnarlo alle nuove generazioni, sperando che possa trovare a tempo debito un nuovo terreno fertile su cui germogliare, dopo le inevitabili rovine che l'attuale sistema liberal progressista lascerà dopo la sua fine che, con ogni probabilità, sarà devastante.