CONTRO L'OSTINAZIONE BELLICISTA DELL'UE
I vertici politici europei insistono a voler sostenere la guerra contro la Russia per mezzo dell'Ucraina, dimostrando cecità e servilismo verso l'élite apolide che questa guerra ha voluto

La frattura ormai evidente tra Stati Uniti e Ucraina segna un punto di svolta decisivo nel tragico conflitto che da due anni insanguina l’Europa orientale. Washington, con realismo strategico, sta prendendo atto che la guerra è giunta al capolinea e che la Russia ha di fatto raggiunto i suoi obiettivi militari e geopolitici. Gli Stati Uniti e la Federazione Russa, pur da posizioni opposte, stanno cercando una via d’uscita che chiuda la partita e ponga fine all’inutile emorragia di vite umane.
Chi invece si ostina in una logica di guerra ideologica e suicida è l’Unione Europea, ostaggio di quelle élite atee e globaliste che hanno trasformato l’Ucraina in un campo di battaglia non per la libertà di un popolo, ma per il fanatismo ideologico che vuole distruggere la Russia e spezzare definitivamente ogni resistenza all’imposizione di un ordine mondiale tecnocratico e anticristiano.
L’ho detto fin dall’inizio, quando il coro unanime dei media mainstream invocava la resistenza eroica e la vittoria finale: questa guerra non poteva che avere un esito segnato. Non per affinità ideologica con Mosca, ma per il più elementare senso di realismo storico e politico. La Russia, potenza nucleare e cuore di un’identità eurasiatica millenaria, non poteva accettare l’accerchiamento NATO e la trasformazione dell’Ucraina in un avamposto ostile ai propri confini.
La tragedia è che a pagare il prezzo di questa follia sono stati e sono i giovani soldati ucraini, mandati al macello in una guerra senza speranza, e la popolazione civile, condannata a sofferenze indicibili in nome di un progetto geopolitico che nulla ha a che fare con la libertà e la democrazia. Il regime di Zelensky, osannato come baluardo della libertà, ha in realtà sospeso ogni parvenza di democrazia interna, perseguitando oppositori politici, chiudendo chiese, limitando libertà fondamentali, trasformando il paese in uno stato di polizia militarizzato al servizio di interessi stranieri.
L’Unione Europea, anziché svolgere il proprio doveroso ruolo di mediatore e costruttore di pace, ha scelto di farsi complice di questa carneficina, aumentando il sostegno militare a Kiev e rifiutando ogni ipotesi di trattativa. Un atteggiamento irresponsabile e criminale, che tradisce la vocazione cristiana e identitaria dei popoli europei, piegandoli agli interessi di un'élite apolide e tecnocratica, nemica dei valori della civiltà europea e della pace tra le nazioni.
Da cattolico, non posso che riaffermare con fermezza la necessità di un cessate il fuoco immediato e di una trattativa realistica che tenga conto dei rapporti di forza reali, definendo un accordo di pace che riconosca le legittime esigenze di sicurezza della Russia e garantisca il ritorno della democrazia in Ucraina, oggi calpestata dalle stesse mani che dicono di difenderla.
La pace non è resa, ma atto di verità e di giustizia. La pace non è la sconfitta dell’Occidente, ma la liberazione dell’Europa da una strategia suicida, che la sta portando alla rovina economica, sociale e spirituale. E chi oggi continua a invocare la guerra permanente, non è un difensore della libertà, ma un servo di quei poteri oscuri che vogliono dissolvere le identità dei popoli e cancellare ogni traccia di civiltà cristiana dal nostro continente.
Nel solco della dottrina sociale della Chiesa e della millenaria saggezza della politica realista europea, continuerò a invocare la pace e la verità. Per l’Ucraina, per la Russia, per l’Europa e per il futuro dei nostri popoli.